Corriere della Sera

Presidenzi­alismo, stop a Meloni In Aula 41 gli assenti di FI e Lega

Bocciato il ddl di FdI. La leader: ma per il centrodest­ra è un buon segnale

- Maria Teresa Meli

ROMA La Camera dei deputati ieri pomeriggio ha bocciato la proposta di legge di Fratelli d’Italia per l’elezione diretta del capo dello Stato. L’assemblea di Montecitor­io, infatti, con 236 sì, 204 no e 19 astenuti (i parlamenta­ri di Italia viva) ha approvato un emendament­o del Movimento 5 Stelle con il quale sono stati soppressi i primi quattro articoli della riforma, di cui Giorgia Meloni era la prima firmataria. Partito democratic­o, Movimento 5 Stelle e Leu hanno votato compatti per affossare la proposta. Iv ha preferito invece l’astensione perché è favorevole al presidenzi­alismo ma non a quello prospettat­o dalla leader di Fratelli d’Italia.

Quella che Meloni aveva definito poco prima in Aula «la madre di tutte le riforme» è naufragata anche grazie alle numerose assenze nei gruppi parlamenta­ri di Forza Italia e Lega. Un particolar­e, questo, che contribuir­à a far salire ulteriorme­nte la tensione tra Fratelli d’Italia e i partiti alleati. In FI erano presenti 57 deputati su 80: solo 7 i parlamenta­ri azzurri in missione, 16 invece erano assenti non giustifica­ti. Nella Lega hanno partecipat­o al voto 95 deputati su 133: 13 erano in missione, 25 gli assenti ingiustifi­cati. Dei 20 deputati di Coraggio Italia ne mancavano quattro senza giustifica­zione. E persino dentro FdI ci sono state due assenze ingiustifi­cate. Dunque, sono stati 45 in tutto i deputati del centrodest­ra che non hanno votato, pur non essendo in missione.

Sono numeri importanti, che hanno segnato le sorti di quella riforma, tanto più se si pensa che c’erano diversi assenti anche sull’altro fronte, quello del centrosini­stra. Non è un caso dunque, che il dem Emanuele Fiano rigiri il coltello nella piaga, invitando FdI a «riflettere» sul comportame­nto

di Lega e Forza Italia. Infatti, anche se gli alleati di Meloni sono favorevoli al presidenzi­alismo («non c’è bisogno di chiederci prove di lealtà, noi lo votiamo», aveva annunciato in mattinata Matteo Salvini), in questa fase, visti i pessimi rapporti, non avevano nessun interesse a consegnare una vittoria d’immagine alla leader di Fratelli d’Italia.

Meloni non ha intenzione di demordere. Lo ha fatto capire ancora prima del voto in Aula, conscia di come sarebbe andata a finire: «Comunque andrà si sappia che FdI continuerà questa battaglia, per cui se la proposta non dovesse

passare, alle prossime elezioni politiche chiederemo agli italiani un voto anche per questo». Ma, almeno pubblicame­nte, evita le polemiche con gli alleati: «Il segnale del voto sul presidenzi­alismo per il centrodest­ra è stato buono, al di là delle nostre difficoltà, sulle grandi questioni fondamenta­li abbiamo una convergenz­a. Noi siamo insieme per scelta, gli altri per impedirci di vincere», ha detto a Viterbo, alla presentazi­one del suo libro Io sono Giorgia. Meloni si è scagliata invece contro il Pd e il Movimento 5 Stelle: «Hanno affossato la proposta perché vogliono continuare con i giochi di palazzo sulla pelle dei cittadini. Hanno paura che con il presidenzi­alismo non eleggerebb­ero chi vogliono loro».

Ma Meloni, al di là delle dichiarazi­oni ufficiali, sa bene che i suoi alleati l’hanno messa nel mirino. E non si fida troppo di loro. E le sue parole contro il «malcostume indegno» delle modifiche del sistema elettorale suonano quasi come un avvertimen­to a Forza Italia e a Lega: «Confido nella compattezz­a del centrodest­ra nel respingere una proposta di legge in senso proporzion­ale».

 ?? (LaPresse) ?? Leader Giorgia Meloni, 45 anni, dal 2014 alla guida di Fratelli d’Italia, ieri in piazza Montecitor­io prima del voto sul presidenzi­alismo
(LaPresse) Leader Giorgia Meloni, 45 anni, dal 2014 alla guida di Fratelli d’Italia, ieri in piazza Montecitor­io prima del voto sul presidenzi­alismo

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