GLI AIUTI EUROPEI NECESSARI ALLA POLONIA
Un caso Polonia sta per esplodere riguardo ai rifugiati in fuga dalla guerra, che questa settimana supereranno la soglia dei sei milioni. In 76 giorni l’Ucraina ha visto partire un abitante ogni sette, un esodo senza precedenti. Decine di migliaia di donne, bambini e anziani ancora varcano la frontiera ogni giorno. Più della metà — 3,2 milioni — sono oggi in Polonia. Ormai rappresentano quasi un decimo degli abitanti ed è come se in Italia arrivassero di colpo cinque milioni di profughi da curare, nutrire, alloggiare. L’ordine con cui i polacchi lo fanno, aprendo le loro case, è notevole. Un decreto garantisce agli ucraini accesso totale e gratuito al welfare. Tre abitanti su quattro hanno donato beni ai rifugiati, due su tre denaro, nove su dieci sono per l’accoglienza mentre il 40% pensa che i profughi resteranno in Polonia. Senza dubbio gli abitanti di Varsavia, Cracovia, Danzica stanno assorbendo questa marea umana anche per noi. Ma resta un dilemma: dobbiamo noi europei aiutare i polacchi almeno con denaro, se non ricevendo più rifugiati? In fondo noi italiani chiediamo aiuto per flussi molto minori e ci sentiamo traditi quando Varsavia lo nega. Il premier Mateusz Morawiecki ora ricorda che l’Europa ha donato sei miliardi di euro alla Turchia perché il dittatore Recep Erdogan si tenesse i profughi siriani, ma al suo governo non dà niente. Sappiamo perché: le violazioni dello stato di diritto in Polonia costringono Bruxelles a congelare esborsi del Recovery per 36 miliardi. Ma cosa è saggio fare? Il governo polacco non può essere legittimato quando calpesta la democrazia. Eppure se adesso la Polonia non ricevesse aiuto per i rifugiati dall’Europa, sarebbe l’idea stessa di Europa a perdere. Per anni milioni di polacchi ricorderebbero il rifiuto come un affronto e un tradimento, destinato a radicare i sentimenti sovranisti e antieuropei. Mostriamo loro che siamo meglio del loro governo.