Corriere della Sera

GLI AIUTI EUROPEI NECESSARI ALLA POLONIA

- Federico Fubini

Un caso Polonia sta per esplodere riguardo ai rifugiati in fuga dalla guerra, che questa settimana supererann­o la soglia dei sei milioni. In 76 giorni l’Ucraina ha visto partire un abitante ogni sette, un esodo senza precedenti. Decine di migliaia di donne, bambini e anziani ancora varcano la frontiera ogni giorno. Più della metà — 3,2 milioni — sono oggi in Polonia. Ormai rappresent­ano quasi un decimo degli abitanti ed è come se in Italia arrivasser­o di colpo cinque milioni di profughi da curare, nutrire, alloggiare. L’ordine con cui i polacchi lo fanno, aprendo le loro case, è notevole. Un decreto garantisce agli ucraini accesso totale e gratuito al welfare. Tre abitanti su quattro hanno donato beni ai rifugiati, due su tre denaro, nove su dieci sono per l’accoglienz­a mentre il 40% pensa che i profughi resteranno in Polonia. Senza dubbio gli abitanti di Varsavia, Cracovia, Danzica stanno assorbendo questa marea umana anche per noi. Ma resta un dilemma: dobbiamo noi europei aiutare i polacchi almeno con denaro, se non ricevendo più rifugiati? In fondo noi italiani chiediamo aiuto per flussi molto minori e ci sentiamo traditi quando Varsavia lo nega. Il premier Mateusz Morawiecki ora ricorda che l’Europa ha donato sei miliardi di euro alla Turchia perché il dittatore Recep Erdogan si tenesse i profughi siriani, ma al suo governo non dà niente. Sappiamo perché: le violazioni dello stato di diritto in Polonia costringon­o Bruxelles a congelare esborsi del Recovery per 36 miliardi. Ma cosa è saggio fare? Il governo polacco non può essere legittimat­o quando calpesta la democrazia. Eppure se adesso la Polonia non ricevesse aiuto per i rifugiati dall’Europa, sarebbe l’idea stessa di Europa a perdere. Per anni milioni di polacchi ricordereb­bero il rifiuto come un affronto e un tradimento, destinato a radicare i sentimenti sovranisti e antieurope­i. Mostriamo loro che siamo meglio del loro governo.

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