La beffa alle famiglie degli agenti uccisi
Ricordate i due poliziotti uccisi il 4 ottobre 2019, nella Questura di Trieste, da un giovane disabile mentale? Un anno dopo lo stesso Mattarella fece assegnare a Matteo Demenego e al suo collega Pierluigi Rotta, la Medaglia d’Oro al valor civile. La motivazione era: «Dopo aver preso in custodia, unitamente a un collega, l’autore di una rapina, lo conduceva in Questura per gli adempimenti di rito, rimanendo in una stanza con il fratello del fermato, mentre l’altro operatore accompagnava l’uomo in un altro locale. Improvvisamente udiva delle detonazioni e, uscito dall’ufficio, vedeva a terra il corpo dell’altro Agente e, con generosa abnegazione e coraggioso altruismo, gli si avvicinava per prestargli soccorso, ma veniva colpito a morte dal malvivente, riuscito a impossessarsi della pistola del collega, nonostante la resistenza opposta da quest’ultimo. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio per la salvaguardia della legalità». Parole sacrosante.
Così come nessuno osa mettersi di traverso alla sentenza che, in base a varie perizie legali, l’ultima determinante, ha stabilito che Alejandro Augusto Meran, l’autore dei due omicidi che da tempo denunciava di «sentire delle voci» e che la mamma stessa Betania aveva accompagnato quella mattina all’ospedale psichiatrico più vicino chiedendo aiuto e sentendosi rispondere che «non potevano fare niente», è affetto da gravi disturbi mentali così gravi da «escludere totalmente la capacità di volere». Sotto custodia sì, ma non punibile.
Resta il tema posto dal padre di Matteo Demenego al Gazzettino, cioè la condanna delle famiglie dei poliziotti a pagare le spese processuali: «Tra avvocati, periti di parte e perizie psichiatriche, senza contare i due anni di psicoterapia a cui ci stiamo sottoponendo, più o meno abbiamo speso per il processo tra i 30 e i 35 mila euro. E nessuno ci risarcirà mai. La beffa nei confronti del mio ragazzo morto a trent’anni per servire lo Stato è completa». Direte: possibile? Se Tizio distrugge la macchina di Caio e non è assicurato, come è noto, subentra un fondo comune per non lasciare che la vittima subisca il danno e la beffa. È così difficile intervenire per sanare strafalcioni burocratici come quello di Trieste?