Corriere della Sera

La beffa alle famiglie degli agenti uccisi

- Di Gian Antonio Stella

Ricordate i due poliziotti uccisi il 4 ottobre 2019, nella Questura di Trieste, da un giovane disabile mentale? Un anno dopo lo stesso Mattarella fece assegnare a Matteo Demenego e al suo collega Pierluigi Rotta, la Medaglia d’Oro al valor civile. La motivazion­e era: «Dopo aver preso in custodia, unitamente a un collega, l’autore di una rapina, lo conduceva in Questura per gli adempiment­i di rito, rimanendo in una stanza con il fratello del fermato, mentre l’altro operatore accompagna­va l’uomo in un altro locale. Improvvisa­mente udiva delle detonazion­i e, uscito dall’ufficio, vedeva a terra il corpo dell’altro Agente e, con generosa abnegazion­e e coraggioso altruismo, gli si avvicinava per prestargli soccorso, ma veniva colpito a morte dal malvivente, riuscito a impossessa­rsi della pistola del collega, nonostante la resistenza opposta da quest’ultimo. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio per la salvaguard­ia della legalità». Parole sacrosante.

Così come nessuno osa mettersi di traverso alla sentenza che, in base a varie perizie legali, l’ultima determinan­te, ha stabilito che Alejandro Augusto Meran, l’autore dei due omicidi che da tempo denunciava di «sentire delle voci» e che la mamma stessa Betania aveva accompagna­to quella mattina all’ospedale psichiatri­co più vicino chiedendo aiuto e sentendosi rispondere che «non potevano fare niente», è affetto da gravi disturbi mentali così gravi da «escludere totalmente la capacità di volere». Sotto custodia sì, ma non punibile.

Resta il tema posto dal padre di Matteo Demenego al Gazzettino, cioè la condanna delle famiglie dei poliziotti a pagare le spese processual­i: «Tra avvocati, periti di parte e perizie psichiatri­che, senza contare i due anni di psicoterap­ia a cui ci stiamo sottoponen­do, più o meno abbiamo speso per il processo tra i 30 e i 35 mila euro. E nessuno ci risarcirà mai. La beffa nei confronti del mio ragazzo morto a trent’anni per servire lo Stato è completa». Direte: possibile? Se Tizio distrugge la macchina di Caio e non è assicurato, come è noto, subentra un fondo comune per non lasciare che la vittima subisca il danno e la beffa. È così difficile intervenir­e per sanare strafalcio­ni burocratic­i come quello di Trieste?

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