Una finale da brividi
Juve e Inter si giocano la Coppa Italia, un traguardo importante dai mille significati e risvolti
ROMA La coppa o la colpa. Per Massimiliano Allegri questa finale — che per il calcio italiano mancava dal 1965 quando c’erano i due Herrera in panchina e vinse la Juve — fa una bella differenza: se stasera Madama batterà l’Inter al quarto tentativo stagionale, per il suo allenatore sarà il quinto trionfo in Coppa Italia, un record assoluto. Se invece arriverà la terza sconfitta consecutiva contro i nerazzurri (attenzione: non è mai accaduto nel dopoguerra) allora Max sarà il primo tecnico bianconero a restare senza trofei dopo dieci anni che resteranno comunque leggendari, come è naturale che sia, anche se il mondo del pallone dimentica tutto in fretta.
Vincere o meno questa Coppa Italia avrebbe quindi un significato profondamente simbolico, rappresenterebbe un confine verso una nuova Juve, forse anche verso una nuova fame di successi che adesso sembra ancora sopita: si vede e non si vede, così come la qualità dei giocatori e l’impulso dell’allenatore. Una corrente intermittente che dopo dieci anni illuminati fa l’effetto di una lampadina molto costosa, ma a volte avvitata male.
Allegri sorriderà in ogni caso, come ha fatto capire in una vigilia più incentrata sulla propria autodifesa che sulla partita di oggi: prima ha ribadito che gli allenatori bravi «sono quelli che vincono», salvo lamentarsi poi che, in caso di sconfitta, la critica «giudica solo in base ai risultati e quindi dirà che è stata una stagione disastrosa, mentre noi dobbiamo fare valutazioni diverse».
D’altra parte anche una vittoria non cambierebbe gli scenari della ricostruzione di una Juve da scudetto — per la quale servono almeno 3-4 innesti di peso — ma almeno darebbe una gioia vera, in una stagione senza successi negli scontri diretti contro le big e nella quale il massimo del godimento del popolo bianconero è arrivato a fine settembre per la vittoria old style contro il Chelsea, con Chiesa riadattato unica punta e le barricate in area di rigore.
A inizio aprile, in una delle sue migliori esibizioni, la Juve ha giocato in modo decisamente diverso, tenendo in mano il gioco contro l’Inter e ha perso («La nostra rincorsa è finita lì» sottolinea Allegri): proprio questo potrebbe far pensare a un possibile cambio di copione stasera, a una squadra cioè più attendista e compatta con il 4-4-2 (rientra Danilo terzino destro) pronta a ripartire in transizione con Dybala «che gioca sicuro» più vicino a Vlahovic e CuadradoBernardeschi sulle fasce, anche per risolvere il problema della solitudine del serbo, senza gol da quattro partite di