Corriere della Sera

L’Inter di Simone «Fame e cuore possono portarci molto lontano»

- Guido De Carolis

ROMA Il futuro dentro la Coppa. Se lo giocano l’Inter e Simone Inzaghi, alla prima tappa di una volata lunga solo quattro giorni. La finale con la Juve è l’atto decisivo di una settimana senza via di fuga, con all’orizzonte lo scontro di Cagliari che può tenere aperta o chiudere la lotta scudetto. Per stanotte all’Olimpico il pensiero del Milan rimane sospeso. L’obiettivo è battere di nuovo la Juve, dopo averla stesa in Supercoppa e in campionato e lasciarla nell’indigenza degli «zero tituli».

Inzaghi da signore delle finali vuole evolversi in vincente seriale, portare a casa il secondo trofeo della stagione per non sentirsi rinfacciar­e di aver ordito uno show d’illusionis­mo. «Il futuro è questa partita. Sappiamo com’era cominciato il nostro lavoro qui,

le aspettativ­e sono cresciute via via. È stato vinto un trofeo, siamo in finale, dove l’Inter non arrivava da 11 anni, in corsa per lo scudetto. Per 7-8 mesi abbiamo fatto grandissim­o calcio, poi abbiamo pagato con una flessione. Abbiamo speso tanto, ma se penso all’ottavo di Champions a Liverpool e ora a questa finale riperderei ancora punti per arrivare fin qui. Ma nel calcio è giusto non ricordare». L’ultima frase la dice con un pizzico d’amarezza, quasi a rimarcare il poco peso dato dalla critica ai risultati ottenuti. Si gioca ancora il «Tripletino», fino alla fine: tutto, niente o forse solo una parte.

L’Inter arriva alla finale di Coppa Italia favorita dalle due vittorie ottenute sulla Juve in stagione, dal distacco in campionato imposto agli uomini di Allegri, dalla consapevol­ezza che Inzaghi i bianconeri in carriera li ha già battuti 6 volte, anche se proprio contro di loro ha perso una finale. La Coppa Italia l’ha già sollevata una volta, battendo con la sua Lazio l’Atalanta. «Ma non ci sono ricette ben precise, so solo che dobbiamo dare il 120% per vincere la partita e la differenza la faranno al solito i dettagli».

Una delle componenti più importanti è il riuscire a non pensare al campionato, alla partita di domenica a Cagliari, allo scudetto, al Milan. «Ne ho parlato con la squadra, dobbiamo lasciare da parte quel pensiero. Non farò calcoli sulla formazione». L’importante è riuscirci più che crederci. Contro la Juve andrà in campo la squadra migliore, quella dei titolari, di un Lautaro ritrovato, di uno straripant­e Perisic, del rinato Barella e, con ogni probabilit­à, di Bastoni recuperato anche se non al top.

L’Inter è compatta, affiancata sempre da Steven Zhang, venuto in trasferta e a caricare la squadra nella cena della vigilia, con 30 mila tifosi al seguito, tra cui i 300 dipendenti invitati dal presidente. Inzaghi si giocherà il trofeo nello stadio di casa, dove è stato protagonis­ta per 21 anni, prima da giocatore poi da tecnico. «Per vincere dobbiamo solo avere fame, più di loro. Questa Coppa la fa venire a me e i giocatori. La Supercoppa l’abbiamo voluta a tutti i costi, mancava da oltre dieci anni. Dobbiamo mettere in campo il cuore, abbiamo dimostrato di averlo grande. In queste 50 partite abbiamo dato tutto».

È la terza finale tra Juve e Inter, le altre due le hanno vinte i bianconeri. La storia è il passato, il futuro è oggi. I nerazzurri e Inzaghi vogliono cominciare a scriverlo con una vittoria all’Olimpico per poi tentare l’all-in sullo scudetto.

 ?? ?? Nerazzurro Simone Inzaghi (Afp)
Nerazzurro Simone Inzaghi (Afp)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy