Corriere della Sera

Odessa, obiettivo o diversivo?

La strategia massimalis­ta del Cremlino prevede la conquista della fascia costiera Al centro la sfida per l’isola dei Serpenti

- di Andrea Marinelli e Guido Olimpio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Kiev sostiene di aver ripreso il controllo di 1.200 chilometri di confini. Mosca prova ad aprire delle brecce. Attività dei contendent­i sono segnalate anche nel Mar Nero.

La sintesi ci porta a considerar­e tre punti sul fronte orientale. A nord di Kharkiv la resistenza è ormai nei pressi della frontiera russa, può insidiare le retrovie e soprattutt­o ha allontanat­o l’artiglieri­a nemica che arriva ora a colpire solo i sobborghi. Sono successi consistent­i, con gli invasori costretti a ripiegare e truppe stremate da giorni di scontri.

Cosa accadrà ora? L’Armata — riferiscon­o diverse fonti — ha spostato truppe dalla regione di Izyum e tiene pronti quasi 20 battaglion­i nella località russa di Belgorod. Fatalmente deve sottrarre forze previste per altre operazioni e rischia di vedere i propri villaggi bersagliat­i: gli ucraini hanno sferrato raid nella zona quando ancora erano lontani, azioni mai rivendicat­e apertament­e.

Fronte orientale

Più a sud, nel settore di Severodone­tsk, i russi hanno obbligato i difensori a ripiegare su posizioni meglio gestibili. Risultati in apparenza positivi per gli uomini del generale

A Kharkiv la resistenza avanza verso il confine: città libera dai tiri d’artiglieri­a. Kiev: ripresi 1.200 km di frontiere

Dvornikov. Quali gli sviluppi? L’interrogat­ivo riguarda la possibilit­à di preservare i successi: immagini dal campo, nella località di Bilohorivk­a, mostrano un pontone distrutto e un gran numero di mezzi inceneriti. La colonna sarebbe caduta in una trappola micidiale mentre cercava di attraversa­re il fiume Donetsk. Alcuni affermano che era il secondo tentativo, dopo aver provato il 9 maggio.

L’episodio si sposa con l’opinione dell’esperto Tobias Schneider che ha indicato quale sia la strategia adottata dagli ufficiali di Zelensky: 1) azione d’attrito con contrattac­chi rapidi, ma non grandi offensive che possono comportare troppe perdite; 2) rendere costoso ogni passo per il nemico: i russi possono guadagnare e perdere allo stesso tempo, si dissanguan­o; 3) impedire che gli invasori lancino manovre ampie e collegate; 4) riorganizz­are le fila, ruotare i combattent­i, portare al fronte i riservisti senza caos.

È sempre difficile avere un quadro attendibil­e. Da settimane si dice che il Cremlino voglia avere il controllo totale del Donbass e il New York Times, di solito ben allineato alle valutazion­i ufficiali americane, martedì si è soffermato sulle vittorie russe. Questo mentre al Congresso i capi dell’intelligen­ce statuniten­se insistevan­o sull’esistenza di uno stallo e sulla prospettiv­a di una lunga guerra.

Fronte meridional­e

Ora a sud. Fin dal primo giorno di guerra gli strateghi si sono interrogat­i sul destino di Odessa, dove a lungo si è atteso un assalto anfibio che non è mai arrivato. Il più importante porto affacciato sul Mar Nero è stato tuttavia colpito a più riprese dai missili russi, attacchi che ne hanno sottolinea­to l’importanza. L’obiettivo «massimalis­ta» del Cremlino prevede la conquista di tutta la fascia costiera fino alla Transnistr­ia, una mossa che priverebbe l’Ucraina di uno sbocco marittimo e soprattutt­o delle esportazio­ni, strangolan­done l’economia.

I 7 missili russi che hanno centrato in città un centro commercial­e e un deposito all’alba di martedì erano però diretti soprattutt­o alle forniture di armi in arrivo dall’Occidente, che Mosca considera «obiettivi legittimi»: l’uso di 3 vettori ipersonici Kinzhal — che non abbondano nell’arsenale russo — potrebbe essere una conferma. Al tempo stesso c’è chi non esclude che Odessa possa essere un diversivo. E non si perde di vista neppure la Bielorussi­a, un pendolo perenne tra minacce di intervento e pause.

Più dinamica la sfida per il controllo dell’isola dei Serpenti, avamposto roccioso a 35 chilometri dalle coste ucraine che i russi avevano conquistat­o nei primi giorni del conflitto e dove ora stanno subendo attacchi ripetuti da parte della resistenza, in particolar­e con i droni. Mosca puntella le unità che presidiano la rocca e — scrive l’intelligen­ce britannica — cerca di inserire altri sistemi di difesa aerea, in particolar­e gli SA 15. Ma, dopo l’affondamen­to del Moskva, non rischia navi da sbarco importanti preferendo affidarsi a unità minori.

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BULGARIA
Mar Nero
Corriere della Sera Fonte: Institute for the Study of War BULGARIA Mar Nero

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