Odessa, obiettivo o diversivo?
La strategia massimalista del Cremlino prevede la conquista della fascia costiera Al centro la sfida per l’isola dei Serpenti
Kiev sostiene di aver ripreso il controllo di 1.200 chilometri di confini. Mosca prova ad aprire delle brecce. Attività dei contendenti sono segnalate anche nel Mar Nero.
La sintesi ci porta a considerare tre punti sul fronte orientale. A nord di Kharkiv la resistenza è ormai nei pressi della frontiera russa, può insidiare le retrovie e soprattutto ha allontanato l’artiglieria nemica che arriva ora a colpire solo i sobborghi. Sono successi consistenti, con gli invasori costretti a ripiegare e truppe stremate da giorni di scontri.
Cosa accadrà ora? L’Armata — riferiscono diverse fonti — ha spostato truppe dalla regione di Izyum e tiene pronti quasi 20 battaglioni nella località russa di Belgorod. Fatalmente deve sottrarre forze previste per altre operazioni e rischia di vedere i propri villaggi bersagliati: gli ucraini hanno sferrato raid nella zona quando ancora erano lontani, azioni mai rivendicate apertamente.
Fronte orientale
Più a sud, nel settore di Severodonetsk, i russi hanno obbligato i difensori a ripiegare su posizioni meglio gestibili. Risultati in apparenza positivi per gli uomini del generale
A Kharkiv la resistenza avanza verso il confine: città libera dai tiri d’artiglieria. Kiev: ripresi 1.200 km di frontiere
Dvornikov. Quali gli sviluppi? L’interrogativo riguarda la possibilità di preservare i successi: immagini dal campo, nella località di Bilohorivka, mostrano un pontone distrutto e un gran numero di mezzi inceneriti. La colonna sarebbe caduta in una trappola micidiale mentre cercava di attraversare il fiume Donetsk. Alcuni affermano che era il secondo tentativo, dopo aver provato il 9 maggio.
L’episodio si sposa con l’opinione dell’esperto Tobias Schneider che ha indicato quale sia la strategia adottata dagli ufficiali di Zelensky: 1) azione d’attrito con contrattacchi rapidi, ma non grandi offensive che possono comportare troppe perdite; 2) rendere costoso ogni passo per il nemico: i russi possono guadagnare e perdere allo stesso tempo, si dissanguano; 3) impedire che gli invasori lancino manovre ampie e collegate; 4) riorganizzare le fila, ruotare i combattenti, portare al fronte i riservisti senza caos.
È sempre difficile avere un quadro attendibile. Da settimane si dice che il Cremlino voglia avere il controllo totale del Donbass e il New York Times, di solito ben allineato alle valutazioni ufficiali americane, martedì si è soffermato sulle vittorie russe. Questo mentre al Congresso i capi dell’intelligence statunitense insistevano sull’esistenza di uno stallo e sulla prospettiva di una lunga guerra.
Fronte meridionale
Ora a sud. Fin dal primo giorno di guerra gli strateghi si sono interrogati sul destino di Odessa, dove a lungo si è atteso un assalto anfibio che non è mai arrivato. Il più importante porto affacciato sul Mar Nero è stato tuttavia colpito a più riprese dai missili russi, attacchi che ne hanno sottolineato l’importanza. L’obiettivo «massimalista» del Cremlino prevede la conquista di tutta la fascia costiera fino alla Transnistria, una mossa che priverebbe l’Ucraina di uno sbocco marittimo e soprattutto delle esportazioni, strangolandone l’economia.
I 7 missili russi che hanno centrato in città un centro commerciale e un deposito all’alba di martedì erano però diretti soprattutto alle forniture di armi in arrivo dall’Occidente, che Mosca considera «obiettivi legittimi»: l’uso di 3 vettori ipersonici Kinzhal — che non abbondano nell’arsenale russo — potrebbe essere una conferma. Al tempo stesso c’è chi non esclude che Odessa possa essere un diversivo. E non si perde di vista neppure la Bielorussia, un pendolo perenne tra minacce di intervento e pause.
Più dinamica la sfida per il controllo dell’isola dei Serpenti, avamposto roccioso a 35 chilometri dalle coste ucraine che i russi avevano conquistato nei primi giorni del conflitto e dove ora stanno subendo attacchi ripetuti da parte della resistenza, in particolare con i droni. Mosca puntella le unità che presidiano la rocca e — scrive l’intelligence britannica — cerca di inserire altri sistemi di difesa aerea, in particolare gli SA 15. Ma, dopo l’affondamento del Moskva, non rischia navi da sbarco importanti preferendo affidarsi a unità minori.