XI DICE ALL’OMS: ZERO COVID E ZERO CRITICHE
La politica Zero Covid della Cina «non è sostenibile, considerate le nostre conoscenze del coronavirus e quello che possiamo prevedere per il futuro». Lo dice il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, quel Tedros Adhanom Ghebreyesus che nel gennaio del 2020, quando il Covid-19 era appena esploso a Wuhan, andò a Pechino a congratularsi con Xi Jinping per la risposta all’epidemia. Che presto sarebbe diventata pandemia. Ora l’Oms prende le distanze dalla campagna che per cancellare il coronavirus dal territorio cinese impone lockdown a oltranza a centinaia di milioni di cittadini e spedisce i positivi anche asintomatici in centri di quarantena coatta. L’Oms ha chiesto anche rispetto per i cittadini: impressionano le immagini di Shanghai, chiusa ormai da un mese e mezzo, con le case sigillate da grate da pollaio, abusi di poliziotti e vigilanti nascosti dietro tute ermetiche. L’università Fudan di Shanghai ha appena pubblicato uno studio che giustifica la Tolleranza Zero per i contagi con un modello matematico da incubo: se alla variante Omicron fosse consentito di seguire il suo decorso, come si fa da noi, in Cina ci sarebbero 112 milioni di contagi sintomatici, 2,7 milioni dei quali dovrebbero essere ricoverati in terapia intensiva, 15 volte più dei posti in ospedale, il sistema sanitario sarebbe schiacciato. E tra maggio e luglio si conterebbero 1,6 milioni di decessi, sostiene lo studio stampato sulla rivista Nature.
Si può discutere sull’Oms e le sue «previsioni per il futuro». In Occidente si fa. Però, il Partito-Stato non vuole e ha subito censurato l’appello dal web mandarino. La settimana scorsa Xi ha riunito il suo Politburo che si è pronunciato così: «Bisogna combattere risolutamente contro ogni discorso che distorce, mette in dubbio o rifiuta la nostra strategia di controllo del Covid-19». Tolleranza Zero per il virus e anche per qualsiasi critica pubblica alla linea.