Gli orizzonti perduti di Ella Maillart
La Cina e l’Asia centrale degli anni Trenta: Edt ripropone due resoconti della viaggiatrice svizzera
Il vecchio mondo si poteva concedere lussi che al mondo nuovo — quello di oggi — sono negati: un inaridirsi lento, una sete che arrivava ma piano piano. Nel 1932 la viaggiatrice Ella Maillart attraversa i territori sovietici dell’Asia centrale e, osservando con rassegnazione che «non c’è che deserto intorno a me», aggiunge che «il deserto avanza di circa un chilometro ogni secolo». Cronache da prima dell’emergenza climatica, cronache da una geografia che nel Novecento, almeno in alcuni lembi del Pianeta, poteva ancora costruirsi pezzo a pezzo. Marce a piedi o serpeggianti carovane, treni a passo d’uomo o temerari velivoli piegavano l’orizzonte alla curiosità degli avventurieri o ad appetiti tardo-coloniali. La ginevrina Maillart (19031997) ci prese gusto e fece suoi percorsi ritenuti impossibili o comunque impraticabili almeno per una donna.
I suoi resoconti restano tuttora tra i più appassionanti in quel genere letterario ibrido che è la narrativa di viaggio. Lo testimoniano, riproposti da Edt, Vagabonda nel Turkestan. Viaggio in solitaria attraverso l’Asia centrale (traduzione di Silvia Vacca, pp. 213, 14,50) e Oasi probite. Il viaggio impossibile da Pechino al Kashmir (traduzione di Giancarlo Condò, scritti introduttivi di Stefano Malatesta e Nicolas Bouvier, pp. 355, 16). Il primo fruga appassionatamente in un’area che Mosca nel 1932 cercava di domare componendo secondo un nuovo ordine le tessere rappresentate da città come Samarcanda e Bukhara. Nomadi, deportati, spiriti liberi, burocrazia, e una donna in mezzo a loro. Il secondo libro segue un itinerario ancora più azzardoso nella turbolenta Cina del ’35 in direzione di un’India da prendere di spalle, dal versante himalayano. Orizzonti perduti e ritrovati: con Maillart on the road c’è Peter Fleming, giornalista, scrittore e fratello di Ian, l’autore della saga di 007. Tibet e oltre, un’umanità oggi quasi inconcepibile abita le Oasi proibite, sul ciglio fra sinosfera, Subcontinente indiano e Asia turcofona e musulmana. Con una lezione universale: la geografia la fanno le persone.