Quel tentativo di attualizzare Molière
Il regista Leonardo Lidi affronta Il Misantropo di Molière e lo fa cercando la via dell’attualizzazione, adattando sfrondando, violentando testo e personaggi, con alcuni esiti interessanti e altri un po’ velleitari (Carignano, Torino). Poche le evoluzioni e le sfumature dei personaggi.
Alceste, Christian La Rosa, il protagonista, grandissimo personaggio tragico e comico, dalla complessa e indefinibile ambiguità, è un anticonformista che si scaglia contro l’ipocrisia e le convenzioni, e si innamora disperatamente di una donna, Celimene, Giuliana Vigogna, che ama la vita di società, un contrappasso. Sul pavimento di ghiaia in un alto cilindro nero dalla piccola porta per entrarvi, si aggira rabbioso un atrabiliare qualunque cui non va bene nulla. Una delle facce di Alceste.
Filinte, amico saggio che predica un po’ di elasticità nei rapporti sociali, è qui una signora, Orietta Notari, che corteggia una ragazza innamorata non corrisposta di Alceste. Perché? L’amore omosessuale fa giovane?
Bravi gli attori nel seguire il disegno registico in uno spettacolo enfaticamente ruggente. I classici hanno le spalle molto ampie e reggono anche nello svelare solo un volto della loro molteplicità raffinata.
Il misantropo
Regia di Leonardo Lidi 6,5 ●●●●●●●●●●