«Minaccia diretta, risponderemo»
Medvedev: aumenta il rischio di conflitto con la Nato e di scivolare nella guerra nucleare. Le unità dell’Fsb in Ucraina rimpiazzate dai rivali dell’intelligence militare
C’era una volta un giovane liberale che prometteva riforme moderate e guardava con simpatia all’occidente. Adesso pubblica post nei quali disegna in silenzio una Z alla lavagna, ha sempre in bocca minacce nucleari, soprattutto agli europei. Che, come ha scritto ieri, «squittiscono e affogano nella saliva della russofobia».
L’ex presidente e capo del governo Dmitry Medvedev, oggi numero due del Consiglio di sicurezza e diretto «superiore» del potente Nikolaj Patrushev, ha mollato gli ormeggi già da qualche mese. Ma le sue opinioni espresse su Telegram hanno comunque il valore del barometro. Che rispetto alla Finlandia, segna tempesta. Al netto degli insulti, ecco il messaggio. «Riempire l’Ucraina di armi dei Paesi Nato, addestrare le sue truppe, e ora tenere esercitazioni ai confini, come accadrà, aumenta la possibilità di un conflitto aperto e diretto tra Nato e Russia al posto della “guerra per procura” che stanno conducendo. E in un conflitto di queste portata, esiste sempre il rischio di un passaggio alla guerra nucleare vera e propria». Bontà sua, Medvedev riconosce almeno che lo scenario sarebbe «catastrofico» per tutti.
Altri scenari vengono disegnati intorno al Cremlino. E se le voci dovessero rivelarsi vere, sarebbe una ulteriore conferma delle attuali difficoltà russe. Secondo il giornalista esperto di apparati Andrej Soldatov, tutto il famoso Quinto servizio dell’Fsb, il reparto esteri dei servizi segreti schierato in Ucraina, oltre 150 unità, sarebbe stato rimpiazzato dai loro colleghi e rivali del Gru, l’intelligence militare guidata da Vladimir Alekseyev, l’uomo accusato di essere il burattinaio di ogni trama russa in Occidente, dagli attacchi degli hacker agli avvelenamenti. Ovviamente, nessuna conferma.
Dopo l’avviso di tempesta sulla Finlandia di Medvedev, intanto arrivano le sue coordinate, scandite da Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino. L’ingresso nell’Alleanza Atlantica rappresenterà «certamente» una minaccia per la Russia. La risposta di Mosca ci sarà senz’altro, e dipenderà «dalla vicinanza delle infrastrutture della Nato» alla frontiera. In ogni caso, saranno adottate le misure necessarie «per garantire la nostra sicurezza». Il monito a Helsinki e alla Nato non è neppure troppo velato.