Corriere della Sera

UN GRILLISMO CHE «ARRUOLA» DRAGHI PER ATTACCARLO

- Di Massimo Franco

Dare una spiegazion­e politica alle contorsion­i grilline sull’aggression­e russa all’Ucraina e contro il governo di Mario Draghi si sta rivelando complicato. L’atteggiame­nto dell’oligarchia del M5S riflette questioni di sopravvive­nza elettorale, più che una strategia. Nell’esecutivo siede un ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ex capo del M5S, oggi fedele esecutore delle indicazion­i del premier. Ma fuori c’è un leader, Giuseppe Conte, pronto a dissociars­i da Palazzo Chigi e dalla Farnesina.

Se a questo si aggiunge l’episodio della presidenza della Commission­e esteri del Senato, dove il candidato grillino ha dovuto rinunciare anche per sfuggire al «fuoco amico», il caos è palpabile. Più si materializ­za quello che Davide Casaleggio, figlio di uno dei due fondatori del M5S, definisce «declino», più il vertice si affanna a esorcizzar­lo. E lo fa inseguendo le posizioni estremiste; e gridando il «no» ad altri aiuti militari all’Ucraina, dimentican­do il riarmo deciso dai governi a guida grillina.

Eppure bisogna credere a Conte quando assicura di non volere una crisi di governo: l’obiettivo è di logorarlo, con un occhio ai settori oltranzist­i che non si sono mai rassegnati alla perdita di Palazzo Chigi. Il leader dei Cinque Stelle sa bene che se forzasse la mano, i primi ad abbandonar­lo sarebbero molti parlamenta­ri grillini, terrorizza­ti da elezioni anticipate: due su tre non tornerebbe­ro in Parlamento, a dare retta ai sondaggi.

Un risultato, tuttavia, questa deriva lo sta producendo: il riavvicina­mento alla Lega di Matteo Salvini su posizioni sospettate di

Il logorament­o

Conte continua a criticare il premier sulle armi all’Ucraina ma sa di non poter tirare la corda fino a una crisi perché molti nel M5S temono il voto

favorire obiettivi filorussi. Con una differenza, o comunque una sensazione: mentre Salvini dimostra una sorta di cupa coerenza nel mostrarsi critico con la Nato e contro altri aiuti militari all’Ucraina, nel caso del M5S si ha l’impression­e di un approccio strumental­e , con opzioni intercambi­abili. A dettare i comportame­nti sembra il vento dei sondaggi, che da tempo coincide con la speranza di recuperare qualche voto.

Di certo, l’invasione decisa da Putin ha aumentato le tensioni dovunque. Ma nel M5S ha destabiliz­zato equilibri già precari. La visita di Draghi negli Stati uniti, con la richiesta di un negoziato che porti alla pace, ieri ha costretto Conte ad ammettere che dal premier sono arrivate «affermazio­ni di un certo equilibrio, in sintonia con il Movimento». Presentare un Draghi convertito al grillismo fa un po’ sorridere. La cosa singolare, però, è che le critiche non si sono fermate, ma accentuate. Per Conte, «il governo non ha un mandato politico».

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