Borghi segreti e ’nduja piccante L’entroterra è una scoperta
Da queste parti, lo chiamano Piparedduzzu. E basta pronunciare il suo nome per entrare in una storia cantata da Otello Profazio, cosentino come Maierà, il cui centro storico ospita il Museo del Peperoncino, unico al mondo, e potenzialmente vietato ai minori (troppo piccante). Si scherza, certo, ma per nulla se si parla della gradazione piccantesca della ’nduja: un insaccato aromatizzato al peperoncino. Da spalmare sui crostini di pane o per impreziosire un primo piatto, come consiglia anche Italia.it: rituali che precedono una voglia di freschezza, tra discese ardite e risalite. Seguendo la costa verso Nord e dopo essersi lasciati alle spalle Scalea e Praia a Mare, immersa tra i cedri, eccoci al Santuario della Madonna della Grotta, cuore del culto mariano per tutto il mese di maggio e dal quale ammirare un panorama da favola sul Tirreno. Ma per chi ama guardare tutti dall’alto in basso, le alture del Pollino, con le vette più alte del Sud Italia, lungo l’arco alpino tra Calabria e Basilicata, sono la meta ideale. Da non perdere, a più di 2.000 metri d’altezza, il Pino Loricato, l’albero più vecchio d’Europa, «il dinosauro degli alberi». Si scende, invece, di mille metri, per raggiungere il cuore delle Dolomiti lucane, i cui borghi di Pietrapertosa e Castelmezzano, incastonati tra le rocce delle Dolomiti terrone, rappresentano il punto di partenza e di arrivo del «Volo dell’angelo»: un chilometro e mezzo a testa in giù raggiungendo i 110 chilometri orari.