Alvan & Ahez: tra lingua bretone e suoni elettronici vogliamo esaltare la libertà femminile
TORINO Battuta dai Måneskin con contorno di rosicata presidenziale, la Francia quest’anno si affida al polistrumentista Alvan accompagnato dal trio canoro bretone Ahez, tre ragazze che si conoscono dai tempi del liceo. Una di loro ha incontrato Alvan in un bar di Rennes l’estate scorsa: «Siamo andati d’accordo, il nostro punto di incontro è stato proprio la musica bretone», così Alvan & Ahez hanno deciso di presentare una canzone in lingua regionale sbaragliando la concorrenza «francese» che puntava a Eurovision. Alvan viene dalla scena elettronica, ha influenze rock, il suo tocco personale è l’ukulele, nella loro «Fulenn» (il brano in gara) c’è anche il didgeridoo. Una mescolanza regionale e internazionale che rappresenta in fondo l’anima dell’Eurovision. «Fulenn» è una canzone d’impegno, molto attuale in questi tempi in cui la libertà e la voglia di divertirsi delle donne vengono spesso scambiate per disponibilità a prescindere. «Fulenn» significa «scintilla» ma anche «bella ragazza»: «È una parola bretone talvolta percepita come peggiorativa per descrivere le donne; in un vocabolario molto sessista viene intesa come “ragazze leggere” — ha raccontato Marine Lavigne, una delle tre coriste —. Abbiamo voluto deviare da questa immagine e farne una figura potente ed emancipatrice. “Fulenn” racconta la storia di una giovane ragazza che balla di notte e porta tutti con sé. È una persona che osa, che abbraccia il suo desiderio, rappresentato nella leggenda dal diavolo, rifiutando gli sguardi maldicenti e trasformandoli in una forza».