I problemi e le inquietudini prima dell’adolescenza nella serie italiana «Di4ri»
Èun pubblico fondamentale eppure quasi mai protagonista in tv: i preadolescenti. Non è un caso dunque se Netflix, per la sua prima serie italiana per ragazzi, ha deciso di puntare proprio su di loro. Debutta il 18 maggio (in Italia, il 26 luglio nel resto del mondo) «Di4ri»: 15 episodi su un gruppo di ragazzi delle medie, precisamente di seconda, «un’età in cui non sei più un bambino eppure spesso ti trattano ancora come tale», racconta Simona Ercolani che (con Stand By Me) non ha solo prodotto la serie ma l’ha anche scritta. «Tutto è nato da una chiacchierata con la figlia di amici che frequenta le medie: mi ha raccontato un po’ di cose della sua scuola e mi sono detta: ma ci si può fare una serie. Tutto si poggia su fatti realmente accaduti: abbiamo fatto una montagna di interviste ai ragazzi di quella età per poterli conoscere meglio».
E Netflix non si è fatta scappare l’occasione. «Il nostro approccio è partire sempre dalle storie — spiega Veronica Vitali, del team contenuti —: siamo costantemente alla ricerca di nuove idee e quando abbiamo letto la sceneggiatura di “Di4ri” abbiamo capito che era perfetta per ampliare la nostra offerta».
I giovani protagonisti sono quasi tutti al debutto, mentre nei panni del bidello c’è Fortunato Cerlino. «È un progetto a cui tengo in maniera particolare perché è nuovo per l’Italia — racconta l’attore —. Mostra una fase della vita che è completamente cambiata nella storia del nostro Paese. Ho apprezzato il coraggio che c’è stato nel parlare senza veli di questioni che riguardano i ragazzi».
Biagio Venditti con il suo personaggio affronta un coming out: «Siamo arrivati in un momento storico in cui, per fortuna, non tutti hanno pregiudizi, nonostante tra i ragazzi si creino ancora diverse paranoie. Spero che Daniele possa essere d’esempio».