L’ultima missione
La vittoria dell’Olimpico un’iniezione di fiducia. Zhang: «Un club come l’Inter è sempre affamato» Dopo Supercoppa e Coppa Italia, è tempo di scudetto L’Inter è a -2 a due partite dalla fine ma vuole provarci Il rinnovo di Perisic, la situazione resta com
L’Inter non si arrende e non lo farà fino alla fine di una stagione già ricca di trofei, con un’ultima missione impossibile: lo scudetto. Il trionfo in Coppa Italia ha caricato l’ambiente e il ritornello, dal magazziniere all’allenatore, passando per i giocatori fino ad arrivare al presidente è uno: credere nel miracolo. «Ora abbiamo le ultime due di campionato da fare nel migliore dei modi», firmato Simone Inzaghi, il signore delle coppe e della doppietta Supercoppa-Coppa Italia. «Lo scudetto? Un club come l’Inter è sempre affamato, vogliamo sempre vincere. Sono molto fiducioso», la carica del presidente Steven Zhang, tra i protagonisti assoluti dell’improvvisata festa, scandita da tanti cori, sull’aereo che ha riportato a casa la squadra.
Domenica a Cagliari sarà un’altra battaglia, con i nerazzurri chiamati ad annullare il primo match point al Milan. Si partirà da una situazione di svantaggio: l’Inter scenderà in campo conoscendo il risultato dei rossoneri e, qualunque sarà, la pressione aumenterà. C’era una volta la contemporaneità. Se il Milan batte l’Atalanta gli uomini di Inzaghi sono costretti a vincere per tenere aperto il discorso scudetto. Se i rossoneri perdono o pareggiano, gli interisti potrebbero pagare la frenesia di voler fare risultato subito, a tutti i costi, contro un Cagliari affamato di punti salvezza. L’ex capitano, Beppe Bergomi commentatore di Sky Sport, avverte. «A Cagliari l’approccio dell’Inter sarà positivo, la squadra ha un’iniezione di fiducia in più. Ma attenzione allo scarico emotivo e nervoso, la finale è stata dispendiosa».
Non è stata solo dispendiosa, anche ricca di polemiche scontri e di un caso su tutti, quello di Ivan Perisic. Il croato, tra i migliori della stagione, va in scadenza il 30 giugno. La trattativa per il rinnovo non è mai entrata nel vivo, le parti sono rimaste distanti. Il centrocampista, protagonista assoluto con la doppietta in finale, si è sfogato. «Il rinnovo? Non si aspetta l’ultimo momento, con i giocatori importanti, non si fa così, lo dovete sapere», la risposta nel dopo gara a SportMediaset. Parole infuocate che hanno allontanato le parti. Ricucire rimane possibile, ma difficile. Perisic, 33 anni compiuti a febbraio, guadagna 5 milioni netti a stagione. L’Inter gli ha offerto un biennale a 4,5, lui chiede due anni di contratto a 6, più un’opzione per il terzo. Il club deve prestare attenzione al bilancio, non può permettersi cifre folli, si è coperto acquistando a gennaio Gosens e sta avviando un ringiovanimento della rosa.
Perisic vorrebbe essere trattato da top e rinnovare alle sue condizioni, come Barella, Lautaro e Brozovic: tutti sui 6 milioni. L’ultimo biennio è stato eccezionale, la carta d’identità è la sua nemica principale. Il non avere una squadra pronta ad accontentarlo non gli concede grande potere contrattuale. La distanza esiste, la possibilità di venirsi incontro anche, non alle cifre e agli anni chiesti dal giocatore. L’Inter non farà un passo indietro.
Tra gli effetti collaterali della finale l’accusa di Allegri: «Il motivo della mia espulsione è semplice, è passato uno dell’Inter e mi ha dato un calcio. Mi sono infuriato e l’arbitro mi ha espulso». Per l’Inter non c’è stata nessuna pedata, il tecnico nella confusione delle proteste non si sarebbe accorto di Mario Cecchi, collaboratore tecnico di Inzaghi, ed è inciampato.