Corriere della Sera

L’ultima invenzione del Giro anti-noia Basilicata verticale a prova di algoritmo

Dislivello di 5 mila metri sull’Appennino lucano, esame per i big. Ieri bis di Demare, Lopez resta in rosa

- Marco Bonarrigo

Il sesto giorno di gloria del Giro d’Italia 105 riassunto in tre scene. Nella prima, i 140 chilometri di fuga senza speranza di Diego Rosa — ex grimpeur di discreto talento — costretto a far passerella solitaria con il Tirreno sullo sfondo da una Eolo-Kometa in cerca di visibilità. Nella seconda, il gruppo che sonnecchia alle sue spalle con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia. Nella terza, la volatona di Arnaud Demare (pilotato dal bravo Guarnieri) che beffa per millimetri Ewan e Cavendish mentre l’iroso Gaviria prende a spallate chiunque gli capiti a fianco.

Ecco, la Palmi-Scalea è una di quelle (inevitabil­i?) succession­i di sbadigli che al Tour capitano un giorno su tre e che il Giro — al contrario del Tour de France — cerca di dosare omeopatica­mente. È per ridurre le tappe di trasferime­nto che la corsa rosa si inventa una frazione come la diabolica Diamante-Potenza di oggi che in 196 chilometri sfodera quasi 5.000 metri di dislivello, manco fossimo sulle Alpi.

Andando a disegnarlo su Google Maps, un itinerario tra Diamante e il capoluogo della Basilicata vien fuori in sei possibili varianti. La settima (che nessun software è capace di concepire) è oggi: il Passo Colla dopo 25 chilometri, il Sirino al 90° seguito dal

Monte Grande di Viggiano, dalla Sellata e dalla rampa di Potenza centro. Tra i 170 ancora in gara al Giro, solo Mimmo Pozzovivo (non a caso lucano) conosce i luoghi. Ci sono «drittoni» al 12% (Sirino), rampe del 15% (Viggiano) e un finale verticale, che se non sconvolger­anno la classifica frollerann­o le gambe in vista dei toboga partenopei di domani e del cupo BlockHaus di domenica.

Un tris micidiale che (in parte) giustifica la sonnolenza del gruppo ieri (ma non dei cinque-sei team che avevano disperato bisogno di mettersi in mostra e non l’hanno fatto) e costruisce la leggenda di un Giro moderno sempre alla scoperta di paradisi spettacola­ri come l’Appennino lucano. Cosa può dirci la Diamante-Potenza sul futuro agonistico della corsa? Può misurare lo stato di forma dei suoi due leader a sorpresa, lo spagnolo Juan Pedro Lopez Perez e il tedesco Lennard Kamna. Può dirci chi tra i favoriti Carapaz e Simon Yates è più in palla e chi tra gli altri (Almeida, Bilbao, Bardet, Landa) è in grado di tenere il passo. Sul fronte azzurro, ci dirà (forse) se Giulio Ciccone ha i numeri per puntare al podio o dintorni e se il ritirando (lascerà a fine stagione) Vincenzo Nibali ha le forze per regalarci un ultimo urletto di gioia lungo la strada verso Verona.

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Fotofinish Arnaud Demare con la maglia ciclamino batte in volata l’australian­o Caleb Ewan nella 6ª tappa Palmi-Scalea (Afp)

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