Le partite di calcio, le urla e una (ipotetica) chat delle mamme
Vincitori e vinti
Riflessioni di un telespettatore davanti a una partita in cui non gioca il Toro. Esiste una chat delle mamme dei calciatori? E se sì, cosa si diranno durante una finale di Coppa Italia? E la chat delle mogli? Poterle leggere durate l’assegnazione di un rigore sarebbe oltremodo istruttivo.
A proposito di istruzione, a un certo punto si è sentito chiaramente l’allenatore dell’altra squadra di Torino, Max Allegri, rivolgersi all’arbitro in questo modo: «Mi prendo anche il rosso, se vuoi». Il cartellino rosso è arrivato, non subito, ma durante una mezza rissa nei tempi supplementari. Ma perché, lo chiedo alla chat delle mamme, gli allenatori e i giocatori si rivolgono all’arbitro dandogli del tu? Non sarebbe più corretto mantenere le giuste distanze con il lei? Per non parlare dei suoni gutturali, delle urla con cui spesso viene richiamata l’attenzione dell’arbitro medesimo. È un tu fra colleghi? Il rapporto di colleganza fra colleghi di lavoro, si sa, è spesso odio vigilante.
Altra considerazione da chat delle mamme. Nei campionati europei raramente si vedono giocatori in campo e in panchina, allenatori e massaggiatori, invocare il cartellino giallo a ogni contatto. Avete presente? Alzano il braccio mimando il segno del cartellino. Anche qui un po’ di educazione: se chi alza il braccio per invocare il cartellino venisse subito ammonito, il brutto vizio sparirebbe in fretta. La chat e il Var, tema affascinante.
Intanto, la regia unica che sta dietro le partite di calcio (è gestita dalla Lega) dovrebbe inventarsi una qualche drammaturgia per raccontare gli attimi che accompagnano l’on field review (il momento in cui l’arbitro esamina il presunto fallo sul monitor a bordo campo). Televisivamente parlando, è uno dei momenti più hitchcockiani, pura suspense. Basterebbe poco per renderlo ancora più coinvolgente e far esplodere in maniera definitiva la chat delle mamme.