Dietro la mossa la pressione degli alleati e l’incertezza sul terreno
L’iniziativa americana rompe lo schema a senso unico che sembrava dominante a Washington. Lo stesso Mario Draghi, nella conferenza stampa di mercoledì scorso, il giorno dopo l’incontro con Joe Biden, aveva detto di temere, «in prospettiva», una divaricazione tra la linea Usa e quella degli europei. La telefonata del capo del Pentagono, Lloyd Austin al ministro della difesa russo, Sergey Shoigu, probabilmente contribuirà a ricompattare il fronte occidentale. A questo punto, per i politici europei, compresi quelli italiani naturalmente, sarà più difficile rimproverare a Biden di non volersi impegnare per riallacciare il dialogo con il Cremlino.
Certo, ieri Casa Bianca e Pentagono sono stati molto attenti a chiarire che il quadro complessivo non cambia, perché Mosca non ha accolto la richiesta di cessate il fuoco e ha chiuso ogni strada alla trattativa. Risposte prevedibili, anzi largamente previste a Washington. Ma allora per quale motivo l’amministrazione Biden ha deciso di uscire allo scoperto?
Sicuramente ha pesato la pressione degli alleati. Macron, Scholz, Draghi e, su un percorso parallelo, il turco Erdogan spingono per riprendere le esplorazioni diplomatiche. Anzi per i leader europei, come ha spiegato con chiarezza il presidente del Consiglio italiano, l’impegno a cercare la pace «a tutti i costi» è condizione necessaria per poter continuare a inviare armi.
Ma, a quanto risulta, ci sarebbe anche un’altra ragione, di tipo strategico-militare. Per il Pentagono la situazione sul campo nel Sud-Est dell’Ucraina è pericolosamente in bilico per tutti e due i fronti. L’esercito di
La risposta
Il Cremlino pensa di poter spezzare l’argine ucraino e ha respinto l’offerta, evidentemente concordata da Austin con Zelensky
Zelensky sta recuperando terreno a Kharkiv, vicino al confine orientale, ma rischia ancora di essere stritolato nel cuore del Donbass, tra Kramatorsk e Donetsk. L’armata putiniana, simmetricamente, potrebbe ritrovarsi senza i rifornimenti necessari, se gli ucraini riusciranno a interrompere il flusso dei convogli in arrivo dalla cittadina russa di Belgorod, proprio di fronte a Kharkiv. Austin, quindi, avrebbe invitato Shoigu a esaminare i possibili scenari. Uno favorevole per i russi (sfondamento nel Donbass); uno intermedio (lunga guerra di posizione); l’ultimo fallimentare per i russi (ritirata rovinosa per mancanza di cibo e munizioni). Ma il Cremlino pensa di poter spezzare l’argine ucraino e quindi ha respinto l’offerta di Austin, evidentemente concordata con Zelensky.
A questo punto Biden continuerà a perseguire la sua strategia: sarà la capacità di resistenza degli ucraini a portare Putin al tavolo delle trattative.