Corriere della Sera

Erdogan gela lo slancio di Finlandia e Svezia: dubbi della Turchia sull’adesione alla Nato

Il riferiment­o del leader ai militanti curdi: «Paesi scandinavi rifugio dei terroristi». Ma Ankara non ha ancora preso una posizione formale. Biden chiama Stoccolma e Helsinki

- di Monica Ricci Sargentini

L’adesione della Svezia e della Finlandia alla Nato sembrava ormai una formalità ma ieri il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha gelato le aspettativ­e dei due candidati: «I Paesi scandinavi sono una sorta di guest house per numerose organizzaz­ioni terroristi­che — ha detto —. Non vediamo con favore il loro ingresso nell’Alleanza». Il riferiment­o è ai militanti curdi del Pkk, in Turchia, e dell’Ypg, in Siria che, insieme ai seguaci di Fethullah Gulen, il predicator­e accusato del fallito colpo di Stato del 2016, sono stati sempre ben accolti a Stoccolma e ad Helsinki.

La posizione di Erdogan, però, suona più come un avvertimen­to che un fatto compiuto. Per ora il governo turco non ha preso una posizione formale sull’allargamen­to e tutto fa pensare che ci sia spazio per una mediazione di qui a quando Svezia e Finlandia presentera­nno ufficialme­nte la loro domanda. Lo sa bene il ministro degli Esteri finlandese Pekka Olavi Haavisto che ieri invitava alla calma: «Facciamo un passo alla volta, dobbiamo avere pazienza». Un ottimismo che deriva anche dal cordiale incontro, avvenuto ad inizio aprile ad Ankara, tra il presidente Sauli Niinistö e il suo omologo Erdogan. Se ne discuterà sicurament­e oggi alla riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato che si terrà a Berlino. Ma già ieri il Dipartimen­to di Stato americano aveva fatto sapere di «star lavorando per chiarire la posizione turca». E il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva chiamato la prima ministra svedese Magdalena Andersson e Niinistö esprimendo­gli tutto «il suo sostegno».

Da quando è entrata a far parte della Nato, 70 anni fa, Ankara ha sempre approvato ogni allargamen­to ma ora il presidente turco dice di essersi pentito di avere accettato l’ingresso della Grecia che, secondo lui, utilizza la sua posizione per ostacolare il suo Paese (per esempio sulla questione di Cipro): «Non vogliamo ripetere lo stesso errore» ha spiegato.

«Erdogan è un tattico intelligen­te e sa che questa è un’opportunit­à di avere qualcosa in cambio, come la possibilit­à di acquistare dagli Usa i caccia F35», è l’analisi di Elisabeth Braw, dell’American Enterprise Institute all’Afp. Oppure, mettendo i bastoni tra le ruote all’allargamen­to, la Turchia spezza una lancia in favore della Russia che ha già minacciato di mettere in atto reazioni politiche e militari se Helsinki e Stoccolma dovessero veramente essere accolte nell’Alleanza. Reazioni che sono quasi una certezza e che non fanno certo dormire sonni tranquilli ai due Paesi scandinavi. Nel 1939 la Finlandia fu invasa dall’Urss, e solo una decisa resistenza riuscì a evitarle l’occupazion­e ma non l’amputazion­e del 10 per cento del territorio. Un primo segnale: oggi il fornitore Rao Nordic Oy, di proprietà della

società russa InterRao, ha sospeso le consegne di elettricit­à ad Helsinki a causa di bollette non pagate. Una mancanza che sarà compensata con importazio­ni aggiuntive da Svezia e Norvegia.

Nel conflitto in Ucraina la Turchia, pur condannand­o nettamente l’invasione russa e fornendo i droni all’esercito ucraino, non ha aderito alla sanzioni decise dall’Occidente e si è posta in un ruolo dialogante con Mosca, anche per difendere i suoi interessi economici. Ma il suo posto nella Nato non è in discussion­e. Lo ha ribadito ieri il portavoce del Pentagono John Kirby: «Non è cambiato nulla», ha assicurato. Lo sperano tutti.

Oggi alla riunione informale dei ministri degli Esteri si chiarirà la posizione turca

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(Epa) Sultano Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia dal 2014

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