«Ogni Stato ha autonomia Ma servono le prove»
Un militare russo a giudizio per crimini di guerra in pieno conflitto. Paola Severino, non era più logico attendere il Tribunale dell’Aia?
«Lo statuto del Tribunale dell’Aia prevede che la giurisdizione scatti se lo Stato in cui è stato commesso il crimine, o di cui l’autore è cittadino, l’abbia sottoscritto. Ma solo nel caso in cui lo Stato non abbia volontà o capacità di perseguire il crimine. Ogni Stato rimane libero di perseguire i delitti avvenuti sul proprio territorio, se riesce a trovare prove per portare a giudizio il militare che abbia sparato contro un civile indifeso. Dunque bene ha fatto la Procura di Kiev».
Con la guerra in corso?
«Dimostrare che crimini orrendi contro persone indifese vengono perseguiti e puniti, può essere un deterrente efficace, evitando che chi indossa una divisa possa uccidere civili».
C’è chi vorrebbe processare anche Putin.
«Il caso di violenze di massa o di forme di genocidio è diverso: la guerra in corso rende più difficili gli accertamenti su responsabilità individuali e sulla possibilità di farle risalire ai capi, ai generali, o ai vertici di uno Stato. Occorrerebbe dimostrare che è stato eseguito un ordine di sterminio o di violenza e da chi è stato impartito. Difficile con una guerra sanguinosa in corso e una contrapposizione politica tale da creare rischio di ulteriori irrigidimenti e strumentalizzazioni. Ma è opportuno raccogliere prove prima che il tempo faccia sbiadire la memoria o addirittura sparire i corpi del reato».