Corriere della Sera

La sorpresa e il fastidio nel governo per gli attacchi del capo 5 Stelle

- Dalla nostra inviata Monica Guerzoni

SORRENTO A Villa Zagara, dove oggi si chiude il forum Verso Sud organizzat­o da Mara Carfagna, si parla a bassa voce. Eppure ai giornalist­i non sfuggono le mezze parole e le battute che rivelano l’attenzione, la sorpresa e anche il fastidio con cui nel governo si seguono i ripetuti attacchi di Giuseppe Conte all’indirizzo del capo dell’esecutivo.

La frase del leader M5S che più ha colpito e allarmato lo staff di Mario Draghi e diversi ministri che camminano nel sontuoso parco affacciato sul golfo di Sorrento, riguarda la linea del premier su Ucraina e invio delle armi. «Il governo non è nato con un mandato politico per affrontare questa guerra», è il concetto a cui Conte ha imbullonat­o la pressante e reiterata richiesta di una informativ­a di Draghi in Parlamento.

Il primo a controbatt­ere due giorni fa è stato il principale alleato, Enrico Letta, convinto che il voto del Parlamento sia stato «molto chiaro» e dunque che il problema del mandato non esista. Lo pensa anche Draghi, che però dal palco si sofferma sul futuro del Sud e non sul presente del suo governo. Nell’entourage del presidente, dove pure ci si interroga sul rischio che Conte finisca isolato nel governo, si sta bene attenti a non dar voce all’insofferen­za verso «attacchi dal sapore elettorale» che arrivano — e questo certo dispiace — da un ex presidente del Consiglio. Ma repliche ufficiali non ce ne sono e anzi si fa notare come Conte, alla stampa estera, abbia smentito l’intenzione di terremotar­e il governo: «Non voglio la crisi, anzi io sono il leader che lavora di più per rafforzare Draghi». Un ministro ci ride su («boom!») e si defila dietro un ulivo. Passa Brunetta e distilla un commento: «Tanto più Draghi è apprezzato a livello internazio­nale, tanto più il governo è tranquillo e lavora bene». Davanti alle telecamere anche Giorgetti si ferma a commentare le ultime uscite di Conte e se il presidente del M5S non vuole che l’Italia invii altre armi all’Ucraina, il ministro dello Sviluppo non sembra vedere altra strada: «Per arrivare alla pace bisogna convincere chi ha aggredito a smettere di aggredire».

Letta si riconosce nelle parole del premier a Washington e sottolinea come l’Italia abbia «preso per mano l’Europa intera». Oggi il segretario del Pd sarà a Sorrento per il tavolo dei leader. Tajani ha confermato, Salvini si è sfilato e Conte, che era atteso in presenza, si collegherà da remoto come Giorgia Meloni. La tensione tra i due alleati resta alta e potrebbe crescere ancora quando arriverà il quarto decreto sulle armi. Il terzo, che autorizza «alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggia­menti militari» all’Ucraina, è approdato ieri in Gazzetta Ufficiale. Lunedì il ministro Guerini ne parlerà al Copasir e il 19 maggio sarà il premier a informare il Parlamento. L’agenda del presidente intanto si riempie di impegni internazio­nali. Draghi vedrà a Roma la prima ministra finlandese Sanna Marin, i premier di Bulgaria e Macedonia, i presidenti dell’Algeria e della Georgia. A fine mese volerà a Bruxelles per il Consiglio Ue straordina­rio su energia, Ucraina e difesa e a fine giugno dovrà districars­i tra EuroSummit, G7 e vertice Nato a Madrid.

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