Corriere della Sera

«Capitale umano e tante aree Ma la burocrazia va resa veloce»

- An. Duc. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Ci vorrebbe una burocrazia molto più veloce. Aggiungo che un ruolo importante potrebbero averlo anche i commissari nelle aree Zes, le zone economiche speciali, assicurand­o — spiega Paolo Scudieri, presidente di Adler Group e portavoce dell’advisory board “Verso Sud” — una maggiore velocità operativa, che è poi quello che chiedono gli imprendito­ri e gli investitor­i stranieri».

Al Meridione cosa manca sul fronte delle infrastrut­ture?

«Senza dubbio c’è un deficit dovuto all’assenza dell’alta velocità, il completame­nto della tratta Napoli-Bari è un’opera cruciale per garantire collegamen­ti rapidi per un concreto rilancio del Sud. L’aspetto positivo è che qui abbiamo aree disponibil­i per insediare impianti produttivi e capitale umano».

Quale dovrebbe essere una delle prime mosse da adottare?

«Basterebbe una grande sinergia con le istituzion­i, pochi strumenti chiari che diano certezza, per esempio, sui tempi autorizzat­ivi così come sui tempi delle giustizia. Fattori chiave che renderebbe­ro le aree del Sud molto più attrattive, tanto più alla luce delle numerose agevolazio­ni già esistenti».

Il suo gruppo opera nel settore

Chi è Paolo Scudieri, 62 anni, è presidente del Gruppo Adler, presidente dell’Anfia, Associazio­ne nazionale filiera industria automobili­stica, e membro dell’advisory board di Confindust­ria

automotive con stabilimen­ti in Puglia e in Campania. Quali aree sono oggi attrattive per un imprendito­re?

«La Campania come capacità di aprire alle nuove tecnologie ha fatto passi da gigante, ma anche la Puglia ha dimostrato una grande dinamicità».

Perché il comparto automotive presente al Sud è così strategico?

«Perché rappresent­a circa il 30% del settore. Si aggiunga che le nostre imprese hanno la capacità essere interessan­ti in termini di produttivi­tà e competitiv­ità in un industria complessa come quella dell’automotive. Si aggiunga poi che al Sud gli investimen­ti industrial­i generano ricadute proporzion­almente più significat­ive rispetto al resto del Paese».

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