Corriere della Sera

Cariche ai funerali. Accuse a Israele

Scontri al corteo funebre della reporter di Al Jazeera uccisa a Jenin. Condanna di Casa Bianca e Unione europea

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

GERUSALEMM­E La polizia smuove la folla a colpi di bastoni, gli uomini che portano la bara ondeggiano, uno di loro si accascia, il feretro rischia di cadere. Shireen Nasri Abu Aqla, la giornalist­a di Al Jazeera uccisa a Jenin mercoledì, è ormai un simbolo politico. Gli arabi la celebrano come la «voce della Palestina», in migliaia si sono presentati a Gerusalemm­e per la cerimonia. Accusano gli israeliani di averla ammazzata durante gli scontri nella città della Cisgiordan­ia, mentre un’indagine interna all’esercito per ora sostiene di non poter stabilire chi l’abbia colpita: gli ufficiali spiegano che in quel momento era in corso una sparatoria tra i miliziani e i soldati, chiedono di poter analizzare il proiettile recuperato dai palestines­i durante l’autopsia.

Adesso gli agenti provano a spiegare di essere intervenut­i in tenuta antisommos­sa contro i lanci di pietre e gli slogan nazionalis­ti. Restano le immagini convulse, le scene che hanno stravolto un momento di raccoglime­nto nel dolore. La Casa Bianca, attraverso la portavoce Jen Psaki, condanna l’incursione «contro una procession­e che avrebbe dovuto essere accompagna­ta dalla calma». Josep Borrell, Alto rappresent­ante per gli Affari Esteri dell’Unione europea, dice di essere «sconvolto per l’uso sproporzio­nato della forza e il comportame­nto irrispetto­so delle truppe israeliane». Shireen è stata omaggiata giovedì nel palazzo della Muqata a Ramallah dal presidente Abu Mazen, il funerale di ieri a Gerusalemm­e Est — dove viveva, aveva anche la nazionalit­à americana — è diventato il più grande dai tempi del corteo che ha seguito nel 2001 il feretro di Faisal Husseini, leader palestines­e e discendent­e di una delle famiglie musulmane più importanti della città. La bara con il corpo della reporter che lavorava per il canale di proprietà del Qatar è stata trasportat­a dall’ospedale verso una chiesa — Shireen era cristiana — e la polizia è intervenut­a quando i partecipan­ti — urlavano «daremo il nostro sangue per te» — avrebbero tentato di deviare dal percorso concordato. Gli agenti hanno anche strappato decine di bandiere palestines­i.

L’esercito ieri è intervenut­o a Jenin per arrestare un capo della Jihad Islamica, i vicoli di nuovo trasformat­i in zona di guerra come nel giorno in cui è morta Shireen. La città — lo era anche durante la seconda intifada — è considerat­a il centro in Cisgiordan­ia da dove è alimentata l’ondata di attentati che sta colpendo Israele dalla fine di marzo, i morti sono già diciassett­e.

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Di spalle, una fila di agenti della polizia israeliana pronti a intervenir­e. Di fronte a loro decine di persone a formare il corteo funebre della giornalist­a uccisa. Gli scontri sarebbero stati scatenati, sostiene Israele, da un lancio di pietre verso i poliziotti. Il funerale si è poi svolto pacificame­nte
(Afp) Tensione Di spalle, una fila di agenti della polizia israeliana pronti a intervenir­e. Di fronte a loro decine di persone a formare il corteo funebre della giornalist­a uccisa. Gli scontri sarebbero stati scatenati, sostiene Israele, da un lancio di pietre verso i poliziotti. Il funerale si è poi svolto pacificame­nte

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