Corriere della Sera

MITOLOGIE DEL MARE

Il Giro arriva a Napoli Dove tutto diventa preghiera e risata, dove la storia sconfina nella leggenda. In un universo di tufo

- di Nicola Saldutti

un po’ come attraversa­re la storia di corsa; la tappa di Napoli e dei Campi Flegrei è un tuffo che mette assieme gli imperatori romani, le tracce angioine e aragonesi e l’industria del ’900, quell’Italsider di cui si vedono le tracce dalla discesa di Coroglio. Quelle curve che aprono alla vista di Nisida, l’isola che non c’è di Bennato, del carcere minorile dove Eduardo De Filippo e il figlio Luca si sono spesi molto perché il teatro diventasse occasione di riscatto per quei ragazzi.

Mentre si scende da Coroglio, la grotta di Seiano. Un tunnel borbonico di 700 metri che apre al mare e alle tracce del Parco Archeologi­co di Pausylipon. E poi Pozzuoli, dove sbarcò l’apostolo San Paolo. Viene in mente Caravaggio, che a Napoli ha dipinto le Sette Opere di Misericord­ia e che tra le sue opere ha proprio la Conversion­e, con la caduta sulla via di Damasco. E il nuovo inizio. A Pozzuoli, domina il Rione Terra che da poco è stato restituito alla città. E quel fenomeno, il bradisismo, la terra che si alza, che negli anni ‘80 portò al grande spostament­o delle persone. Perché qui, il fuoco del pianeta è più vicino alla crosta terreste. E l’Anfiteatro Flavio, dove il coraggioso Vescovo di Benevento, San Gennaro, che aveva sfidato l’imperatore, venne punito. Ma le fiere e le torture non bastarono. Solo la decapitazi­one e il sangue che per la città vuol dire miracolo.

Ci sono tracce ovunque della storia. Come sulle rive di Lago Patria, dove è sepolto Scipione L’Africano. I laghi vulcanici, come quello d’Averno dove Virgilio collocò l’ingresso agli inferi o quello di Fusaro, che nel mezzo ha la Casina Vanvitelli­ana, che pare sospesa nell’acqua. Il mare è tutto intorno, anzi, a vedere meglio sta dentro questa terra di fuoco. Dove gli imperatori romani trascorrev­ano i loro ozi alla Terme di Baia e dove la marina imperiale romana aveva la sua scuola militare. Bacoli, Monte di Procida, Torregavet­a. Ti affacci e vedi lei, la piccola isola di Elsa Morante e di Alphonse de La Martine, ma anche del Postino di Massimo Troisi e di tanti capitani di lungo corso che solcano da sempre i mari del mondo. E quelle scale ripide ripide che ti portano nei gardini dove i limoni sono molto di più di un agrume, sono un pezzo della cultura di Procida.

La più vicina e per certi versi la più lontana.

Che quest’anno è capitale della cultura e si sta mostrando come forse, nella sua ritrosia, non avrebbe mai pensato di fare. La Corricella, con la case multicolor­i e il carcere, il Palazzo D’Avalos. Vivara, la riserva di caccia. Qui nei campi Flegrei c’è una Napoli dove il tufo non è solo nei mattoni dei palazzi antichi, delle chiese, come a Santa Chiara e San Domenico Maggiore o del Maschio Angioino. Qui il tufo è dappertutt­o. Quando vede il promontori­o di Capo Miseno, il trombettie­re di Enea, con il suo faro, il tufo è così imponente da incutere quasi paura ai naviganti. La colonia di Megaride e i miti di Virgilio che accompagna­no la città tenendola sospesa tra la storia e la leggenda.

Come quella della sirena Partenope, respinta da Ulisse. Si passa da Fuorigrott­a e poi Via Boccaccio e poi la strada che accompagna tutto il golfo, Via Caracciolo, dal nome dell’Ammiraglio Francesco che sfidò Orazio Nelson e dall’ammiraglio inglese venne tradito, condannato a morte per essersi schierato dalla parte della Rivoluzion­e del ‘99 che diede vita alla Repubblica. Dove Mario Pagano, Domenico Cirillo, allievi di Gaetano Filangieri e Antonio Genovesi, scrissero una pagina di storia e di libertà non soltanto della città. È così, la storia di questi luoghi ti viene incontro in modo anche un po’ disordinat­o, non necessaria­mente seguendo l’ordine cronologic­o del tempo.

E il Giro è un bel modo per ritrovarla. Dice il sindaco, Gaetano Manfredi: «La tappa del Giro d’Italia nel 2022 a Napoli è un evento dallo straordina­rio valore sportivo, ma anche sociale. Vivere insieme al pubblico questa manifestaz­ione dopo 9 anni di assenza, con la bellezza del nostro Golfo a fare da sfondo, rappresent­a una vetrina per il nostro territorio percorrend­o un ulteriore passo verso la normalità».

San Gennaro, Mario Pagano, Virgilio: l’atmosfera di questi luoghi ti viene incontro in modo anche un po’ disordinat­o, non necessaria­mente seguendo l’ordine cronologic­o del tempo

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