Dal «Cannibale» Merckx fino ai ciclisti in gara oggi Quella tazzina di caffé che scrive l’epopea della bici
Faema è official sponsor. Bracesco: grande vetrina
Due italiani tre considerano il caffè uno dei piaceri della vita. «L’iconica tazzina è il vero simbolo dell’italianità. Amato da adulti, ma anche dalle giovani generazioni, racchiude in sé piacere, convivialità ed energia. Rappresenta anche un motore importante per l’economia del nostro Paese», dice Enrico Bracesco, Direttore Generale di Gruppo Cimbali di cui fa parte Faema.
L’azienda lombarda, specializzata nella produzione di macchine per caffè, da quest’anno è tornata nel mondo del ciclismo come official sponsor del Giro d’Italia. Un’assenza durata cinquanta anni, ma quel nome scritto sulle maglie indossate da Learco Guerra, Rik Van Loy, Eddy Merckx e Vittorio Adorni non è mai stato dimenticato, impresso nell’immaginario ciclistico collettivo grazie a tv, filmati, foto e le recenti eroiche ciclostoriche. Il marchio
sarà accanto al Giro d’Italia per i prossimi tre anni e in questa edizione sfoggia tre macchine simbolo, l’iconica E61, la Faema President e la nuova Faemina. «Una scelta voluta per poter raccontare lungo le varie tappe l’evoluzione di questo iconico
brand, innovativo, sostenibile e che sa offrire ai consumatori di tutto il mondo una coffee experience unica», dice Bracesco. Il 2021, è stato un anno importante per il Gruppo Cimbali. Con il lancio di Faemina, è entrato nel segmento home e small business (come i piccoli negozi) aprendosi al dialogo con il consumatore. La nuova macchina punta sul design curato dai maestri di Italdesign, sulla semplicità d’uso, sull’efficienza energetica (una caldaia coibentata che riduce le dispersioni di calore), mentre il macinadosatore Touch&Match regala una polvere fresca e profumata per una bevanda dal sapore intenso. L’e-commerce dedicato permette poi l’acquisto online di Faemina e i suoi accessori. «Il Giro, trasmesso in 200 Paesi, rappresenta un’ottima vetrina. Siamo un’azienda globale che opera in tutto il mondo con un focus verso Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Corea e Australia». Per celebrare la partnership è stata allestita nel museo aziendale Mumac (Museo della macchina per caffè) la mostra «Amore senza fine: Faema e il ciclismo» (aperta fino al 30 giugno) con documenti storici e oggetti preziosi come una bici usata da Eddy Merckx concessa dal Museo del ciclismo del Ghisallo. Il team è stato protagonista del Giro del ‘56, l’anno della grande nevicata cantata da Mia Martini. Maurizio Cimbali, Presidente dell’omonimo gruppo, non ha mai dimenticato. «Si arrivava al Monte Bondone. Pur essendo giugno, le condizioni meteo erano pessime, meno 4 gradi al traguardo. Degli 80 corridori, solo 42 riuscirono a concludere la tappa. Charly Gaul vinse e rivoluzionò la classifica, ma fu Magni l’altro
Eddy Merckx
«Ho vestito la maglia rosa per 13 giorni e trionfato in 4 tappe. E prima, un espresso»
eroe. Causa una caduta a Volterra, correva aiutandosi con un tubolare stretto tra i denti e issato sul manubrio». Dal Belgio, il «Cannibale» ricorda invece il Giro del 1968. «Con la maglia Faema ho vinto la mia prima grande corsa a tappe. Ho indossato la maglia rosa per 13 giorni e trionfato in 4 tappe. Bevevamo sempre un espresso prima della gara e avevamo tutti una divisa per il tempo libero. Dovevamo essere sempre vestiti bene per rappresentare l’azienda con classe. Ci davano anche le scarpe e le calze, queste col logo Faema. Mi piaceva moltissimo». Miti che ritornano in una tazzina.