Corriere della Sera

Terzo Tempo

Il ritorno (e il fascino) della meccanica manuale

- Diego Tamone

Credere ma soprattutt­o investire in movimenti a carica manuale di nuova progettazi­one è oggi un modo per promuovere e al contempo preservare la storia dell’orologeria ma anche per andare incontro al gradimento degli appassiona­ti più autentici. Perché sebbene negli ultimi decenni i calibri automatici si siano fatti preferire principalm­ente per ragioni di comodità d’utilizzo, sono proprio le meccaniche manuali a stuzzicare gli appetiti degli intenditor­i più smaliziati. Tale soluzione tecnica, oltre a comportare l’innegabile vantaggio di uno spessore ridotto per via dell’assenza del rotore di carica, si dimostra tra l’altro filologica­mente corretta per equipaggia­re collezioni contempora­nee ispirate però a modelli del passato. Come il Khaki Pilot Pioneer Mechanical Chronograp­h (1.995 euro) di Hamilton, modello riemerso di recente dagli archivi del brand per rievocare il fascino degli strumenti di misurazion­e del tempo forniti negli Anni 70 dalla stessa marca ai piloti della Raf, la British Royal Air Force. Esecuzione con cassa in acciaio da 40 mm e quadrante dal sapore vintage selezionat­a per portare al debutto il movimento H-51-Si. Manuale sì, ma dotato di un’avanzata spirale del bilanciere in silicio.

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