«I tempi di attesa? Dietro ogni Birkin c’è una cura speciale»
Olivier Fournier: a Torino gli artigiani Hermès
Come si cuce una borsa Kelly con punto sellaio? Come si stampano sulla seta i disegni dei carré mantenendo vivi i colori? In onore degli artigiani, pilastro della maison, la casa parigina organizza al centro Ogr di Torino «Hermès in the Making» (19-29 maggio), un evento che permette al pubblico di scoprire i segreti di fabbricazione, mostrati e raccontati dalle donne e dagli uomini che realizzano gli oggetti.
«Gli artigiani sono il nostro orgoglio da sempre», spiega nel suo ufficio di Parigi il vicepresidente esecutivo Olivier Fournier. «La maison stessa nasce dal gesto artigianale del fondatore, il sellaio Thierry Hermès, nel 1837, e in ogni momento cruciale della nostra storia abbiamo riaffermato il nostro modello artigianale. I nostri artigiani sono numerosi, oltre cinquemila su 17 mila 600 dipendenti in tutto il mondo».
Dopo Copenaghen nell’ottobre 2021, la scelta è caduta su Torino perché «è il cuore dell’attività di manifattura in Italia, e perché Hermès ha una relazione molto forte con i nostri clienti locali grazie alla boutique aperta 25 anni fa». L’idea è di mostrare al pubblico il dietro le quinte, il savoir faire che si nasconde in una borsa, un orologio o un piatto di porcellana. «L’ingresso è libero e ognuno dei 10 artigiani verrà accompagnato da un interprete, in modo che possa comunicare facilmente con il pubblico e rispondere alle domande», dice Fournier. Il rapporto con le materie prime viene affrontato anche nei film «Impronte sul mondo» di Frédéric Laffont. «Lo sviluppo sostenibile ci sta molto a cuore, per le ragioni evidenti che riguardano tutti e anche per motivi legati alla nostra attività: accanto al virtuosismo degli artigiani, anche la qualità delle materie prime è decisiva. Per esempio, ci facciamo aiutare dall’Institute for Sustainability Leadership dell’università di Cambridge affinché il nostro stabilimento nello Stato brasiliano del Paraná rispetti la biodiversità e abbia un impatto ambientale positivo: i bachi da seta non sopportano l’inquinamento, e la qualità della seta è fondamentale per i nostri carrè». Hermès ogni tanto fa parlare di sé per i prezzi vertiginosi che possono raggiungere i pezzi più pregiati, come la borsa Birkin venduta qualche giorno fa da Christie’s per 176 mila euro. «Ma quelli sono aspetti speculativi che non possiamo controllare», dice Fournier. «I tempi di attesa esistono perché non transigiamo sulla qualità, ogni borsa viene fatta a mano e con la cura speciale che verrà svelata a Torino. Ma l’universo Hermès, fatto anche di rossetti, foulard o cravatte, non è inaccessibile». A Torino Olivier Fournier presenterà anche il progetto «Manufacto, la fabbrica dei savoir-faire», con il quale Hermès porta nelle scuole (a Milano all’Istituto Trilussa e a Roma all’Istituto Principe di Piemonte) il mestiere dell’artigiano.