Liquido o ruvido, l’outdoor sposa la libertà della natura
Materiali grezzi o da riciclo, finiture materiche dall’estetica imperfetta: così il design reinventa i nuovi mobili da esterno
Gli esterni arredati come fossero le stanze di casa nostra. Con l’idea di poter usare a fine stagione gli stessi mobili all’interno come dei jolly. Ma soprattutto ribadendo, attraverso questa affinità di stile, che godere di un balcone, un terrazzo o un giardino contribuisce con decisione al nostro benessere alla pari delle stanze in cui viviamo. Niente di diverso quindi nei nuovi mobili outdoor? Invece sì, e lo si può cogliere osservando i pezzi di questa pagina. Curati e ricercati nella loro essenzialità, eppure con qualcosa di «ruvido», risultato di una ricerca che reinventa le lavorazioni di materiali noti oppure ne scopre altri mai usati prima. Dalla bellezza imperfetta, proprio come quella della natura.
«É nato tutto da una goccia, e da una barra irregolare di metacrilato», esordisce Jacopo Foggini, artista e designer che per Edra qualche mese fa ha inaugurato con la serie A’Mare — sedute e tavoli dall’estetica «liquida» — la prima collezione outdoor del marchio. «L’idea è stata cercare l’effetto di acqua “solidificata”», racconta lui, che da sempre per le sue creazioni adotta il policarbonato, piegandolo ogni volta a un contesto diverso: «Anche in questo caso i pezzi sono tutti lavorati a mano, usando bacchette che vengono estruse una a una. II risultato sono dimensioni e colore sempre leggermente differenti».
Liscio, elastico, resistente ai raggi solari e alle intemperie, eppure apparentemente irregolare: il metacrilato diventa citazione della stessa costante diversità dell’acqua. Anche nel colore: «È una tinta verde turchese che evoca l’atmosfera del mar Mediterraneo ma anche le sfumature del fiume Trebbia, a cui sono legatissimo grazie alla vicinanza della mia casa di campagna», dice Foggini di quel colore ibrido, capace di smaterializzare la solidità del metacrilato. «Se idealmente si ambientassero i mobili sul fondo di una piscina, sparirebbero allo sguardo».
Perfetta imperfezione è il concetto da cui prende vita anche la serie Sagano di Fendi Casa, pensata da Piero Lissoni in bambù: «Nel mondo dell’arredo da esterni, dal Liberty a oggi, questo è sempre stato un materiale dominante. L’ho quindi semplicemente recuperato essendo ideale per questo scopo. Riutilizzandolo in modo responsabile e avvicinandolo a un modello contemporaneo di design», spiega il designer del bambù che l’ha voluto il più possibile uniforme nella superficie e in un insolito diametro «macro» di ben 8 centimetri.
«Le canne sono unite con giunti quasi invisibili, ottenuti
Sperimentazioni
L’effetto acqua solida del metacrilato, il bambù «macro» dall’incastro invisibile grazie a una tecnologia nascosta», dice, raccontando anche la riflessione sulle finiture: naturale, con un effetto che simula l’effetto del trascorrere del tempo, ma anche bianca o marrone scuro, ottenuta attraverso il trattamento con pigmenti naturali che fanno affiorare la fibra. «La definirei un ponte tra il passato e il contemporaneo», conclude.
La natura, con tutte le sue asperità, può (anche) dare vita a una forma. Parte da questa idea la collezione di vasi Bulbi, che Studiopepe presenterà per Ethimo durante l’imminente Salone del Mobile: «Sono elementi scultorei in cemento che, come dice il nome, rimandano al concetto di crescita, e quindi alla natura nel suo significato più puro», spiegano Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto, le due fondatrici di Studiopepe di questa serie di sei vasi in cemento. La cui finitura stessa, una texture materica dai colori caldi o grezzi dalla mano sempre diversa, dichiara la loro affinità alla natura.
Ecco, la finitura, capace di diventare un banco di prova su cui sperimentare unendo materiali primordiali nati dalla terra a materiali di scarto che aprono lo sguardo verso il futuro. Come ci dimostra ancora il designer Piero Lissoni con i suoi tavolini della collezione Borea (per B&B Italia) in cui recupera la pietra estratta dalle pendici dell’Etna, fusa, riportata a magma e poi trasformata in lastre. Che diventano outdoor grazie alla mano lucida (ma disomogenea) ottenuta dalla frantumazione del vetro di monitor e pc dismessi. Anche questa, in fondo, è natura.