Le iris barbate rivali delle rose (e più colorate)
Con una stima di più di 60.000 cultivar prodotte, le iris barbate rivaleggiano ora con le rose regine di maggio, o meglio si completano a vicenda. In realtà il nome corretto per questa perenne rizomatosa è Iris x germanica, ibrido naturale tra due specie europee, I. pallida e I.variegata. Coltivato da tempo immemorabile, mostra una enorme variabilità nella colorazione dei fiori che copre tutta la gamma dell’iride, tranne per il rosso fuoco. Una delle ragioni del suo successo è la facilità di coltivazione e riproduzione: anche quelle sfortunate piante coltivate in vasi posti in cima ai pilastri ai lati di un cancello toscano, abbandonate a se stesse, riescono non solo a sopravvivere, ma anche a produrre qualche fiore.
Resiliente sì, ma non esageriamo: al sole su un terreno ben drenato, abbondantemente nutrito con letame o compost una volta all’anno e, ogni 4-5 anni, in estate sollevato dal terreno, ripulito dai rizomi più vecchi e ripiantato in terreno ammendato l’iris dà il suo meglio, fiorendo abbondantemente e fornendoci ad ogni trapianto nuovi esemplari per popolare altre parti del giardino o da regalare. Oltre alle cultivar vecchio stile, perlopiù in toni del viola e bianco, coi petali stretti e quasi piatti, un po’ esangui — quelle di Van Gogh per capirci o, per i più raffinati, della serie Brenton — sono disponibili oggi altri colori assai più appariscenti, con fiori dai margini voluttuosamente ondulati, grandi quindici centimetri e più, in accostamenti di colore inusuali, ora delicati, altre volte brillantemente sfacciati che, e in questo i selezionatori americani la fanno da padrone, talvolta addirittura rifioriscono ripetutamente in autunno e inverno. Certo, gli iris moderni non sono adatti a giardini storici, ma altrove fanno un figurone.