Troppa tattica? Il Blockhaus fa paura
Nel giorno che doveva stravolgere la classifica del Giro d’Italia, i corridori erano attesi al traguardo alla spicciolata, separati da grandi distacchi e stravolti dalla fatica. E invece sono scesi a Potenza come da una metropolitana nell’ora di punta: il vagone maglia rosa contava oltre 40 passeggeri tra big, mezzi big, seconde e terze punte.
Perché la super tappa lucana non ha fatto selezione? «Mi aspettavo anch’io spettacolo e distacchi — spiega Roberto Damiani, stratega della Cofidis — e credo siano mancati perché il circuito di Napoli di oggi e il Blockhaus di domani spaventano tutti. Dopo aver reso innocua la fuga, la Ineos di Carapaz — che sta dominando la corsa — ha deciso di procedere ad andatura conservativa. Ma la fatica è stata tanta lo stesso: metà gruppo è arrivato con mezz’ora di ritardo».
Sulla stessa linea Paolo Slongo, diesse della Trek-Segafredo: «Manca la battaglia per precise scelte tattiche — racconta l’ex mentore di Nibali — influenzate da una partenza a razzo in pianura e dall’esplosione del grande caldo. Capisco le aspettative del pubblico, ma ci aspettano ore di enorme fatica e Verona è molto lontana. Diversi atleti, come il nostro Giulio Ciccone, poi, sono partiti da Budapest con la preparazione rallentata dal virus».
Fabrizio Tacchino, uno degli allenatori della Nazionale, specifica la questione fisiologica. «Il percorso di avvicinamento al Giro di molti atleti — spiega — è stato difficile per via di Covid e long Covid. La paura di contagi ha fatto annullare o riservare a pochi big i lunghi stage di gruppo in altura che permettevano di raffinare la preparazione. Corridori meno allenati o che magari temono di andare in riserva dopo una decina di giorni tendono a prendere meno rischi e fare meno fatica. E quindi vanno più piano».