Tortona vola «Siamo uniti, la coesione ci rende forti»
Il patron Gavio e il piano Europa
Il Derthona basket è come lui, Beniamino Gavio, vola alto, altissimo, non può essere diversamente considerata la dimensione imprenditoriale, azionista di riferimento, insieme al fondo francese Ardian, del gruppo Astm, secondo operatore autostradale al mondo, sì, ci siamo capiti, al mondo (il primo è Abertis). La squadra di basket è gruppo, collettivo, équipe, dal patron, lui Gavio, dal presidente Marco Picchi, a chi guida il pullman per le trasferte. La squadra di guerrieri che raccoglie successi, una serie di promozioni, inarrestabile, al suo primo anno in serie A, ha messo paura a tutti, ora è Venezia che dorme preoccupata, domani nobile avversaria nei playoff conquistati dal Derthona mixando forza nuova, umiltà, testa alta sempre, quella faccia tosta che può portare lontano, chissà dove. «Mi si chiede spesso quale sia il segreto — confida Beniamino Gavio — delle nostre vittorie, della nostra ascesa. Ora siamo ai playoff…».
Dica la verità, non ci credeva nemmeno lei.
«Il nostro obiettivo logicamente era la salvezza».
Diceva del segreto. Quale sarebbe?
«La coesione, a livello societario e tecnico. Vede, non ci siamo mai fatti prendere la mano, programmazione prima di tutto: viene fin troppo facile cambiare, le tentazioni sono tante. Invece la dirigenza, Marco Picchi e Ferencz Bartocci, la guida tecnica Marco Ramondino, hanno preferito mantenere le basi anche storiche della squadra e fare gli innesti giusti. Gioventù ed esperienza, un mix ben dosato. No a facili salti nel buio».
Marco Ramondino ha conquistato anche lei.
«Ricordo quando, a serie A conquistata, superficiali e improvvisati consiglieri, ponevano dei dubbi su Ramondino, sottolineando l’inesperienza nel massimo campionato. La sua conferma è stata fondamentale».
Che tipo di allenatore è? «Preparatissimo. Meticoloso. Lavora sui dettagli. È lontano da quei tecnici che alla prima avversità chiede di ingaggiare un nuovo giocatore. Ha a cuore il collettivo. Basta vedere le statistiche della squadra…».
Scusi Gavio, continua a dire che lei non è un tecnico, che non se ne intende, e invece adesso tira fuori le statistiche: Vuol dire che si è messo a studiare basket?
«È uno sport che mi ha conquistato, è meglio del calcio, regala maggiori emozioni, non è mai scontato, vince la squadra e non il singolo. Ecco le statistiche…».
Ci risiamo, cosa rivelano queste statistiche?
«Dicono bene quanto sia importante il collettivo nel
gioco del Derthona. Al di là di Sanders, grande tiratore da tre punti, le percentuali sono equamente distribuite su tutta la squadra».
Macura, stella della squadra, corteggiatissimo sul mercato, ha allungato il contratto?
«Rappresenta bene l’anima
della squadra, coraggio, generosità, tecnica, grinta. Gli ho parlato, l’ho visto convinto, desideroso di restare, poi la trattativa è stata perfezionata da Picchi e Bartocci col suo agente».
Lei è azionista di maggioranza, perché non ha assunto la nomina di presidente?
Il basket mi ha davvero conquistato, è meglio del calcio, regala maggiori emozioni, non è mai scontato, vince la squadra e non il singolo
La nostra cittadella dello sport sta crescendo, avrà un palazzo da più di 5.000 spettatori, al servizio del territorio, in posizione strategica
«Cerco di creare sempre un assetto dirigenziale con precise responsabilità, nel Derthona basket ho dato continuità se vogliamo alla storia della società con la presidenza a Marco Picchi, da sempre al Derthona, prima giocatore ora dirigente. È affiancato da Bartocci, grande competenza nel mondo del basket. Così mi muovo anche in azienda, nel nostro gruppo, dove c’è una struttura manageriale con ruoli ben identificati. Io sono alla guida della holding di famiglia».
Ma l’imprenditore e l’uomo di basket, maggiore azionista del Derthona, sponsorizzato Bertram, anche questa una sua azienda nel mondo della nautica, hanno lo stesso atteggiamento?
«Credo nella chiarezza dei ruoli: quando c’è questa condizione si lavora bene».
Vittoria e sconfitta: come le vive?
«Patisco la partita, lo ammetto. Non resisto fino alla fine, mi agito, quindi preferisco darmi delle pause, esco dal palazzetto, poi rientro, ma cambio posizione. Preferisco magari mettermi accanto agli steward e vedere le fasi finali. Riconosco che devo migliorare».
D’accordo, ma la sconfitta come la prende?
«Mai affrontarla a caldo: una lezione che ho imparato. Se si perde, inutile parlarne la sera stessa. Va analizzata, affrontata il giorno dopo, bisogna capire le ragioni. Io ascolto molto».
Lei quando interviene?
«In modo semplice e spontaneo. Mi piace ogni tanto respirare l’aria della palestra, quando lo ritengo necessario, ma sempre nella massima serenità, e mai invadendo il campo di quei seri professionisti che si occupano di società e squadra. Nella mia posizione, l’errore più grave che io possa commettere è scavalcare i miei collaboratori».
Quando sarà pronta la cittadella dello sport di Tortona?
«Sta crescendo, sarà una importante polistruttura, con un palazzo dello sport da più di 5.000 spettatori, al servizio del territorio, in una posizione strategica, Tortona, la nostra cittadina, tra Milano, Genova, Torino e Alessandria. Sono orgoglioso di questa opera».
La Bertram Derthona basket dove vuole arrivare? Farà le coppe la prossima stagione?
«Siamo abituati a non fare mai il passo più lungo della gamba». Visto? Il Derthona è come la sua proprietà, come Beniamino Gavio: costanza e umiltà, ma si va avanti. Nel 2023 si sta in Italia, e si cresce ancora, nel 2024 sarà Europa.