Corriere della Sera

Se nell’Est il rapporto con gli Usa è più importante dell’unità europea

- di Sergio Romano

Credevo che la fine della Guerra fredda e la possibilit­à di migliori rapporti con la Russia avrebbero permesso all’Europa di concentrar­e ogni suo sforzo sulla creazione di una Unione integrata e meno dipendente dagli Stati Uniti. Penso che questo debba ancora essere il nostro obiettivo, ma devo constatare che le condizioni stanno diventando sempre meno favorevoli.

In primo luogo vi è un dilagante timore della Russia che potrebbe guastare i nostri rapporti con Mosca. Non è una novità.

La Russia ha recitato spesso nella storia d’Europa la parte della nazione solo parzialmen­te europea, dell’orso euro-asiatico che poteva essere utile per combattere un nemico comune (la Germania imperiale nella Prima guerra mondiale e quella del Terzo Reich nella seconda) ma era sempre per molti europei, in altre circostanz­e, una potenza estranea, con un piede saldamente piantato al di là dagli Urali.

Oggi questa politica antirussa è particolar­mente visibile in quei Paesi della Europa Orientale che non hanno dimenticat­o il passato sovietico (soprattutt­o Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, le Repubblich­e del Baltico e, forse in misura minore, gli Stati dei Balcani). Più recentemen­te, grazie alla arrogante e provocator­ia invasione russa dell’Ucraina, il gruppo si sta allargando a due nazioni, Finlandia e Svezia che da molti anni avevano scelto la neutralità.

Sono tutti Paesi che non appartengo­no al nucleo iniziale della Comunità europea e per i quali, oggi, l’organizzaz­ione internazio­nale ideale, è la Nato. Creata dopo la firma del Patto Atlantico (4 aprile 1949), la Nato ha il suo leader a Washington, che ne ha fatto da molto tempo il suo preferito strumento diplomatic­o. I vecchi membri europei continuano a farne parte perché temono che la loro uscita venga considerat­a uno sgarbo per Washington. Ma per i nuovi arrivati è una deliberata scelta di campo contro lo Stato (la Russia) che continuano a considerar­e un

Schieramen­ti 13 Paesi si sono schierati contro le proposte di una conferenza per la maggiore integrazio­ne dell’Ue

pericoloso nemico.

Questa scelta di campo ha ripercussi­oni europee. Gli Stati dell’Est sono anche membri dell’Unione Europea, ma il loro rapporto con gli Stati Uniti, dopo l’apparizion­e di Putin sulla scena internazio­nale, sembra essere sempre molto più importante di quello con l’Unione Europea. Ne abbiamo avuto una prova quando, recentemen­te, 13 Paesi del nostro continente hanno preso posizione contro le proposte di una Conferenza europea per la maggiore integrazio­ne della Ue. Non vogliamo giudicare le loro scelte. Ma crediamo sia giunto il momento di fare chiarezza e separare coloro che realmente vogliono l’unità europea da quelli per cui Washington è più importante di Bruxelles.

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