Se nell’Est il rapporto con gli Usa è più importante dell’unità europea
Credevo che la fine della Guerra fredda e la possibilità di migliori rapporti con la Russia avrebbero permesso all’Europa di concentrare ogni suo sforzo sulla creazione di una Unione integrata e meno dipendente dagli Stati Uniti. Penso che questo debba ancora essere il nostro obiettivo, ma devo constatare che le condizioni stanno diventando sempre meno favorevoli.
In primo luogo vi è un dilagante timore della Russia che potrebbe guastare i nostri rapporti con Mosca. Non è una novità.
La Russia ha recitato spesso nella storia d’Europa la parte della nazione solo parzialmente europea, dell’orso euro-asiatico che poteva essere utile per combattere un nemico comune (la Germania imperiale nella Prima guerra mondiale e quella del Terzo Reich nella seconda) ma era sempre per molti europei, in altre circostanze, una potenza estranea, con un piede saldamente piantato al di là dagli Urali.
Oggi questa politica antirussa è particolarmente visibile in quei Paesi della Europa Orientale che non hanno dimenticato il passato sovietico (soprattutto Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, le Repubbliche del Baltico e, forse in misura minore, gli Stati dei Balcani). Più recentemente, grazie alla arrogante e provocatoria invasione russa dell’Ucraina, il gruppo si sta allargando a due nazioni, Finlandia e Svezia che da molti anni avevano scelto la neutralità.
Sono tutti Paesi che non appartengono al nucleo iniziale della Comunità europea e per i quali, oggi, l’organizzazione internazionale ideale, è la Nato. Creata dopo la firma del Patto Atlantico (4 aprile 1949), la Nato ha il suo leader a Washington, che ne ha fatto da molto tempo il suo preferito strumento diplomatico. I vecchi membri europei continuano a farne parte perché temono che la loro uscita venga considerata uno sgarbo per Washington. Ma per i nuovi arrivati è una deliberata scelta di campo contro lo Stato (la Russia) che continuano a considerare un
Schieramenti 13 Paesi si sono schierati contro le proposte di una conferenza per la maggiore integrazione dell’Ue
pericoloso nemico.
Questa scelta di campo ha ripercussioni europee. Gli Stati dell’Est sono anche membri dell’Unione Europea, ma il loro rapporto con gli Stati Uniti, dopo l’apparizione di Putin sulla scena internazionale, sembra essere sempre molto più importante di quello con l’Unione Europea. Ne abbiamo avuto una prova quando, recentemente, 13 Paesi del nostro continente hanno preso posizione contro le proposte di una Conferenza europea per la maggiore integrazione della Ue. Non vogliamo giudicare le loro scelte. Ma crediamo sia giunto il momento di fare chiarezza e separare coloro che realmente vogliono l’unità europea da quelli per cui Washington è più importante di Bruxelles.