Corriere della Sera

Yana, capo del battaglion­e: «Io al fronte in sedia a rotelle»

Zinkevych, 28 anni, guida i trecento sanitari dell’Hospitalie­r per salvare vite in prima linea. «Dopo l’incidente del 2015 pensai all’eutanasia, poi è nata mia figlia. È grazie a lei che ce l’ho fatta»

- Dalla nostra inviata a Kiev Giusi Fasano

La ciocca di capelli color turchese non ne vuole sapere di stare al suo posto. Yana Zinkevych lascia che le caschi davanti agli occhi: «Sì, certo che vado al fronte. Non posso andare nelle trincee, ovviamente...».

Questa ragazza dalla forza leggera è su una sedia a rotelle, ma il suo cuore corre e danza, e da quando i suoi orizzonti sono più bassi lei vede più lontano che mai.

È una leggenda, la storia di Yana Zinkevych. Ventotto anni, deputata del Parlamento ucraino per il partito d’opposizion­e European Solidarity, e — soprattutt­o — fondatrice e comandante del Battaglion­e Medico Hospitalie­r: circa 300 fra medici e paramedici costanteme­nte impegnati in prima linea a «salvare le vite di tutti», come dice lei, «compresi civili e russi, se capita». E di vite ne hanno salvate a migliaia.

Lei aveva 20 anni e stava per iscriversi alla Facoltà di medicina di Leopoli quando la guerra in Donbass cambiò la rotta della sua vita. Decise di partire volontaria per il fronte e capì presto che i soldati, lagucraine giù, avevano bisogno di assistenza medica più che di ogni altra cosa. Un anno dopo mise assieme i primi volontari dell’Hospitalie­r. Medici, paramedici, studenti di medicina, chiunque avesse qualche competenza per poter dare una mano.

All’inizio erano poche decine, poi sempre di più fino a diventare, appunto, un battaglion­e vero e proprio che lavora al fianco delle Forze Armate sui campi di battaglia.

La comandante Zinkevych si occupa della selezione, degli addestrame­nti, della logistica, dell’organizzaz­ione delle unità (sono al suo comando anche 130 donne). «Siamo una specie di famiglia», dice divertita dal fatto che i vecchi del Battaglion­e chiamino «gattini» i nuovi arrivati, «ma soltanto finché non partono per il fronte».

Lei continua a muoversi fra il quartier generale di Kiev e quello di Pavlohrad, nella regione di Dnipro. La sedia a rotelle non esiste. Esiste soltanto la sua volontà. «Sono una persona forte» dice di sé, «anche se non nego che ci sono stati momenti in cui ho pensato all’eutanasia».

È stato dopo l’incidente. Era dicembre del 2015, tornava alla base con i suoi uomini e c’era ghiaccio sulla strada. Una sbandata e la sua esistenza è cambiata per sempre. Aveva ferite così gravi che nessun medico credeva potesse salvarsi. Ma quella ragazzina inchiodata al letto riaprì gli occhi e quello fu per lei il momento più disperato. Come avrebbe fatto senza le sue gambe? E poi le dissero che non sarebbe mai stata madre. «È stata durissima», ricorda abbassando gli occhi. Andò a curarsi in Israele dove praticamen­te ricostruir­ono la sua colonna vertebrale. Ma tornare a camminare quello no, non fu possibile. Stava per arrendersi alla disperazio­ne quando scoprì di essere incinta. «È stata mia figlia a salvarmi. È per lei che ce l’ho fatta ed è per lei che ce la faccio ogni giorno»

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(Afp) Coraggio Yana Zinkevych, 28 anni, membro del Parlamento ucraino e fondatrice del Battaglion­e Hospitalie­r, che fornisce assistenza medica alle truppe al fronte

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