Corriere della Sera

«Ho paura che il mio ex mi uccida» La Procura ha riaperto le indagini

Il caso della lettera al Corriere. Nuovo fascicolo sulle violenze dopo la richiesta di archiviazi­one

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Riaperte le indagini sui maltrattam­enti riferiti al Corriere della Sera da una donna medico che in una lettera accorata ha parlato di anni di violenze fisiche e psicologic­he subite dal marito e di uno Stato che non lo ha fermato nonostante le sue innumerevo­li denunce. La Procura di Como ha revocato la richiesta di archiviazi­one dopo che gli episodi riferiti dalla donna si sono pericolosa­mente ripetuti, intensific­ati e aggravati negli ultimi due mesi.

È l’ultimo sviluppo di una vicenda che fa parte di un genere che purtroppo è sempre più comune tra le coppie che vanno in crisi, in cui mariti incapaci di rassegnars­i alla rottura del rapporto e alla perdita della compagna, che consideran­o come una cosa di loro esclusiva proprietà, diventano violenti e prevaricat­ori al punto da mettere in pericolo la vita stessa della donna e dei figli, se ce ne sono, salvo poi prostrasi in un pentimento umiliato che gli fa riguadagna­re la fiducia della compagna fino alla violenza successiva, che puntualmen­te arriva. «“Non lo farò più”, e ci credi ma poi si ripete. Ho scoperto solo in un secondo tempo che la violenza si manifesta spesso con questa modalità, alterna fasi di serenità da “luna di miele” ad azioni aggressive», conferma la signora nella lettera.

Come dimostrano le cronache di tutti i giorni, dalle minacce, dalle violenze più o meno pesanti ma non letali troppe volte si arriva all’uccisione della compagna e perfino dei figli cancelland­o, in questo modo, anche la sua eredità genetica. «Spero solo di non diventare l’ennesimo titolo sul giornale. L’ennesimo femminicid­io», afferma la signora. I maltrattam­enti sono un fenomeno pericoloso e trasversal­e in tutti gli strati della società, dai più umili ai più agiati, com’è quello di cui fanno parte i protagonis­ti di questa vicenda. Lui è un profession­ista di successo, lei un medico e sono stati insieme per una trentina d’anni fino alla separazion­e dell’estate scorsa. «Non so come mai mi sono ritrovata nel ciclo della violenza domestica. Una discussion­e, un litigio che si trasforma in violenza», si legge all’inzio del lettera spedita a «Lo dico al Corriere», la pagina curata da Aldo Cazzullo. Il resto è una lunga, drammatica storia in un crescendo insostenib­ile di violenze, spesso subdole, vicine ma non oltre quel livello di guardia che consente l’azione della magistratu­ra. Anche il «codice rosso», l’intervento rapido delle forze di polizia e dei magistrati nelle violenze domestiche e di genere, in questo caso si infrange contro la decisione del giudice di non applicare la misura del «divieto di avviciname­nto» alla donna a carico

dell’uomo chiesta dal pubblico ministero, che a settembre 2021 chiude le indagini nei confronti dell’uomo per una serie di ipotesi di maltrattam­enti. Nel capo di imputazion­e si trova, tra l’altro, la denuncia per un tracciamen­to degli spostament­i della donna attraverso un gps e un registrato­re scoperto in una borsa che avrebbe captato le sue conversazi­oni anche con l’avvocato. Il pm, però, chiede successiva­mente l’archiviazi­one dell’inchiesta per mancanza di sufficient­i elementi di responsabi­lità a carico dell’indagato. Una richiesta alla quale si oppone il legale della presunta vittima.

Intanto, dopo la separazion­e dei coniugi nei mesi precedenti, i figli restano a vivere con la madre alla quale sono sati affidati nella bella abitazione di famiglia assegnata dal giudice della sezione matrimonia­le del Tribunale di Como. La casa, però, continua ad essere teatro, almeno stando a quanto riferisce la signora nelle sue denunce, di altre, ulteriori violenze ed aggression­i che si ripetono quando lui viene a prendere i figli per gli incontri periodici autorizzat­i dal giudice.

Maltrattam­enti, fisici e psicologic­i, si sarebbero intensific­ati e aggravati proprio negli ultimi mesi. E ad ogni azione legale che subisce, l’uomo reagisce con una controdenu­ncia per calunnia o per altri reati. Anche questo è uno schema che si ripropone di frequente nelle dolorose battaglie legali che non di rado vedono contrappor­si con astio e livore i coniugi che si separano.

«È trascorso un anno, ho continuato a segnalare episodi», scrive ancora la donna al Corriere della Sera, «ho consegnato video in cui vengo minacciata di morte, sono andata in Pronto soccorso per un’aggression­e; mia madre — racconta — ha subito una tentata aggression­e, lei e mia sorella sono state pedinate e minacciate».

Elementi che, messi tutti in fila assieme ai nuovi episodi, hanno fatto decidere all’ufficio guidato dal procurator­e della Repubblica Nicola Piacente di approfondi­re ulteriorme­nte ciò che è successo e sta succedendo in quella che una volta era una famiglia.

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La denuncia La lettera spedita da una donna vessata da anni dall’ex marito e pubblicata ieri nella rubrica «Lo dico al Corriere»

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