«Ho paura che il mio ex mi uccida» La Procura ha riaperto le indagini
Il caso della lettera al Corriere. Nuovo fascicolo sulle violenze dopo la richiesta di archiviazione
Riaperte le indagini sui maltrattamenti riferiti al Corriere della Sera da una donna medico che in una lettera accorata ha parlato di anni di violenze fisiche e psicologiche subite dal marito e di uno Stato che non lo ha fermato nonostante le sue innumerevoli denunce. La Procura di Como ha revocato la richiesta di archiviazione dopo che gli episodi riferiti dalla donna si sono pericolosamente ripetuti, intensificati e aggravati negli ultimi due mesi.
È l’ultimo sviluppo di una vicenda che fa parte di un genere che purtroppo è sempre più comune tra le coppie che vanno in crisi, in cui mariti incapaci di rassegnarsi alla rottura del rapporto e alla perdita della compagna, che considerano come una cosa di loro esclusiva proprietà, diventano violenti e prevaricatori al punto da mettere in pericolo la vita stessa della donna e dei figli, se ce ne sono, salvo poi prostrasi in un pentimento umiliato che gli fa riguadagnare la fiducia della compagna fino alla violenza successiva, che puntualmente arriva. «“Non lo farò più”, e ci credi ma poi si ripete. Ho scoperto solo in un secondo tempo che la violenza si manifesta spesso con questa modalità, alterna fasi di serenità da “luna di miele” ad azioni aggressive», conferma la signora nella lettera.
Come dimostrano le cronache di tutti i giorni, dalle minacce, dalle violenze più o meno pesanti ma non letali troppe volte si arriva all’uccisione della compagna e perfino dei figli cancellando, in questo modo, anche la sua eredità genetica. «Spero solo di non diventare l’ennesimo titolo sul giornale. L’ennesimo femminicidio», afferma la signora. I maltrattamenti sono un fenomeno pericoloso e trasversale in tutti gli strati della società, dai più umili ai più agiati, com’è quello di cui fanno parte i protagonisti di questa vicenda. Lui è un professionista di successo, lei un medico e sono stati insieme per una trentina d’anni fino alla separazione dell’estate scorsa. «Non so come mai mi sono ritrovata nel ciclo della violenza domestica. Una discussione, un litigio che si trasforma in violenza», si legge all’inzio del lettera spedita a «Lo dico al Corriere», la pagina curata da Aldo Cazzullo. Il resto è una lunga, drammatica storia in un crescendo insostenibile di violenze, spesso subdole, vicine ma non oltre quel livello di guardia che consente l’azione della magistratura. Anche il «codice rosso», l’intervento rapido delle forze di polizia e dei magistrati nelle violenze domestiche e di genere, in questo caso si infrange contro la decisione del giudice di non applicare la misura del «divieto di avvicinamento» alla donna a carico
dell’uomo chiesta dal pubblico ministero, che a settembre 2021 chiude le indagini nei confronti dell’uomo per una serie di ipotesi di maltrattamenti. Nel capo di imputazione si trova, tra l’altro, la denuncia per un tracciamento degli spostamenti della donna attraverso un gps e un registratore scoperto in una borsa che avrebbe captato le sue conversazioni anche con l’avvocato. Il pm, però, chiede successivamente l’archiviazione dell’inchiesta per mancanza di sufficienti elementi di responsabilità a carico dell’indagato. Una richiesta alla quale si oppone il legale della presunta vittima.
Intanto, dopo la separazione dei coniugi nei mesi precedenti, i figli restano a vivere con la madre alla quale sono sati affidati nella bella abitazione di famiglia assegnata dal giudice della sezione matrimoniale del Tribunale di Como. La casa, però, continua ad essere teatro, almeno stando a quanto riferisce la signora nelle sue denunce, di altre, ulteriori violenze ed aggressioni che si ripetono quando lui viene a prendere i figli per gli incontri periodici autorizzati dal giudice.
Maltrattamenti, fisici e psicologici, si sarebbero intensificati e aggravati proprio negli ultimi mesi. E ad ogni azione legale che subisce, l’uomo reagisce con una controdenuncia per calunnia o per altri reati. Anche questo è uno schema che si ripropone di frequente nelle dolorose battaglie legali che non di rado vedono contrapporsi con astio e livore i coniugi che si separano.
«È trascorso un anno, ho continuato a segnalare episodi», scrive ancora la donna al Corriere della Sera, «ho consegnato video in cui vengo minacciata di morte, sono andata in Pronto soccorso per un’aggressione; mia madre — racconta — ha subito una tentata aggressione, lei e mia sorella sono state pedinate e minacciate».
Elementi che, messi tutti in fila assieme ai nuovi episodi, hanno fatto decidere all’ufficio guidato dal procuratore della Repubblica Nicola Piacente di approfondire ulteriormente ciò che è successo e sta succedendo in quella che una volta era una famiglia.