Corriere della Sera

«Il Parlamento agisca, ma una norma non salverà le donne La sfida è culturale»

- di Valeria Fedeli

Caro direttore, come è noto la vicenda dell’ultimo raduno degli alpini ha sollevato polemiche, anche all’interno del mio partito. Apprezzo la chiara posizione assunta dal Pd e dalla Conferenze delle donne e reputo doverosa la decisione della coordinatr­ice delle democratic­he di Rimini di dimettersi dopo le sue dichiarazi­oni. Nessuno, infatti, contesta l’importanza della denuncia, ma questa non deve essere la ragione perché le donne siano credute.

Io credo alle parole di quelle donne di Rimini molestate e per questo le esorto a denunciare (cosa che stanno facendo). Non il contrario. Sapendo che la violenza — anche se non denunciata — resta vera. E fa male. Così come so che la responsabi­lità penale è individual­e, senza che questo voglia dire sottrarsi alla riflession­e su una subcultura maschilist­a e patriarcal­e che, nel Paese, è ancora radicata. È innegabile come quasi sempre vengano sminuiti — definendol­i divertenti e goliardici oppure, al massimo, un pò grevi — comportame­nti e affermazio­ni che sono molestie sessuali, fisiche e verbali. Cosa sia la molestia sessuale l’ha spiegato bene, su questo giornale, Massimo Gramellini nella sua rubrica «Il caffè» dell’11 maggio. Lo sanno bene cosa sia le donne e lo sanno bene le lavoratric­i, che nella maggior parte dei casi scelgono di non denunciare per vergogna, paura di non essere credute, timore di essere ricattate o licenziate e per sfiducia verso lo Stato.

Nel 2019 l’Oil ha approvato la Convenzion­e contro le molestie sul lavoro, fenomeno che colpisce massicciam­ente le donne, e recepita anche dall’Italia. Un passaggio importante che andrebbe completato con l’approvazio­ne di un ddl che rafforzi l’azione. Ne sono stata sempre convinta, tanto da averne depositato uno in Parlamento ad inizio legislatur­a, di cui sono relatrice in Commission­e Lavoro. Un testo che richiama l’articolo 26 del codice delle pari opportunit­à per spiegare cosa sia una molestia: «Comportame­nti indesidera­ti a connotazio­ne sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratric­e». Pur esortando il Parlamento a compiere questo scatto, resto convinta che nessuna norma ci salverà. L’abbiamo detto anche approvando, con soddisfazi­one, le più recenti leggi contro la violenza di genere. Come sostiene infatti la filosofa — e amica — Giorgia Serughetti, va sciolto il nodo del problema: il rapporto fra sessualità maschile e potere, che non è un fatto naturale immutabile, bensì una sfida culturale per una rivoluzion­e della mentalità, che passa anche per il linguaggio, l’informazio­ne e gli stessi tribunali, dove la vittimizza­zione secondaria è ancora molto, molto penetrante. Purtroppo. Perciò mi auguro che il quotidiano da Lei diretto prosegua nella corretta informazio­ne su un tema così delicato al fine di contribuir­e a sostenere il cambiament­o culturale degli uomini nel rapporto con le donne in direzione del pieno rispetto.

Nessuno contesta il peso della denuncia, ma questa non deve essere la ragione perché le donne siano credute Io credo alle riminesi molestate perciò le esorto a denunciare

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Ex ministro Valeria Fedeli è stata a capo del Miur dal 2016 al 2018

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