Corriere della Sera

Il giorno del Blockhaus La «locomotiva» Ferrigato sfida il gigante di pietra «È la tappa più difficile»

Il campione è il capitano del team di Trenitalia

- Luca Delli Carri

Di sicuro c’è che saliranno come dei treni. Non potrà essere altrimenti, dato che la squadra è quella di Trenitalia e il capitano è «la locomotiva» Andrea Ferrigato.

Oggi sarà il giorno di tutti i giorni del Giro-E 2022. Invocato, temuto, desiderato, rispettato, è arrivato il Blockhaus, la salita simbolo di quest’anno. E con esso, la tappa più dura: 3.100 metri di dislivello positivo su una distanza di ben 93 chilometri.

«È una salita complicata, con pendenze importanti, e prima c’è il Passo Lanciano, un altro posto dove ci sarà da faticare, da spingere», spiega Ferrigato, al suo secondo Giro-E, profession­ista tra il 1991 e il 2005, 14 stagioni nel gruppo dei migliori come passista-veloce, 17 vittorie in carriera tra cui una tappa del Giro 1994 e una della TirrenoAdr­iatico 1997. «Bisognerà stare molto attenti a gestire le batterie delle nostre Bianchi»,

continua, «pedalare spesso al minimo o in modalità muscolare. Con la batteria di scorta contenuta bella borraccia potremmo arrivare a 2.000 metri di dislivello totali». Per il traguardo ne mancherann­o oltre mille.

«Non mi spaventa, perché la squadra di Trenitalia è sempre molto forte. Sono un capitano fortunato: i miei ragazzi, anche quando non vengono dal ciclismo, fanno altri sport e non hanno problemi con salite e chilometri». In squadra, ogni giorno Ferrigato trova nuovi dipendenti di Trenitalia che lavorano nella regione in cui si svolge la tappa. «Al traguardo arrivano emozionati­ssimi e in tanti mi dicono che è una delle giornate più belle della loro vita. Non è scontato passare tra i paesi in rosa, con gli applausi delle persone, sentirsi davvero protagonis­ti, vivere da dentro la tappa del Giro. Io so cosa vuol dire, ho preso il via a otto Giro d’Italia».

Anche se il suo giorno più felice è stato in Inghilterr­a, nel 1996, quando vinse la Leeds Internatio­nal Classic, che gli avrebbe regalato il secondo posto nella Coppa del mondo dietro Johan Museeuw.

«Quello che mi piace di più di queste giornate è condivider­e una passione con i colleghi», spiega Domenico, responsabi­le ingegneria del progetti di Trenitalia, ciclista appassiona­to ma non sfegatato: una cinquantin­a di chilometri in bici a settimana. Vito, invece, settore manutenzio­ne a Salerno, è sugli 8mila chilometri l’anno: «Sono ciclista da 40 anni e quello che mi piace, della bici, è che a un certo punto mi fermo, mi volto, mi guardo intorno e dico: ma con la macchina, quando ci sarei venuto, quassù?». Vincenzo, macchinist­a campano, già al Giro-E dell’anno scorso, ama «percorrere i chilometri dei profession­isti, senza traffico».

Ed ecco la voce ufficiale di Trenitalia, quella del suo amministra­tore

delegato e direttore generale, Luigi Corradi: «Essere accanto al Giro d’Italia per il terzo anno consecutiv­o permette di rafforzare ancora di più il binomio treno-bici, due mezzi sostenibil­i per eccellenza. Il treno, così come la competizio­ne per la Maglia Rosa, unisce l’Italia raggiungen­do in modo capillare anche i luoghi più nascosti della nostra Penisola. Infine, ma non per importanza, non posso che essere orgoglioso del team Trenitalia al Giro-E, una bellissima iniziativa che fa emergere anche quanto sia importante essere squadra nello sport e nel lavoro».

Luigi Corradi «Essere accanto al Giro d’Italia permette di rafforzare ancora di più il binomio treno-bici»

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