Meno tasse? L’illusione fiscale
Mancano 15 miliardi per finanziare la riforma in discussione. Ma non si dice Su «l’Economia» in edicola domani gratis col «Corriere»
La tanto agognata riforma fiscale sembra alle ultime battute. Sembra. Ma davvero la vedremo mai completa? Se lo chiede Ferruccio de Bortoli nella sua analisi su L’Economia in edicola domani gratis con il Corriere della Sera.
Dei dieci articoli della riforma in cantiere ci si è accapigliati, per ora,solo sul catasto. Il testo va nella direzione giusta, cercando di alleggerire in prospettiva il carico sul lavoro. Bisogna però avere il coraggio di dire che consumi o investimenti potrebbero pagare di più. «Quanto manca all’appello per rispettare l’articolo 10 della legge delega? —
si chiede de Bortoli — Mal contati 15 miliardi (grosso modo il gettito dell’Irap). Si può pensare di recuperarli con il margine fiscale che lo scorso anno è stato accresciuto dalla forte ripresa e dagli incassi superiori al previsto della fatturazione elettronica. O dalla lotta all’evasione fiscale, nell’intesa che tutto ciò che si recupera dovrebbe, come la legge già prevede, andare a beneficio di chi paga le tasse. Ma vi è sempre stato, anche con questo governo, qualcuno con un potere di lobby superiore».
Nella sezione Finanza si affronta il tema dell’aumento del grano. A dettare la linea è un leader di settore come Barilla: i contratti industria-agricoltura sono un benchmark per evitare che a valle il prodotto venga trattato come una commodity. L’impegno con piccoli e filiere per elevare la qualità (e il valore) davanti all’ostacolo del caro grano.
Ricca la sezione Imprese che si apre con la storia di copertina dedicata a Carlo Colombo, co-amministratore delegato di Colmar e nipote del fondatore Mario. L’azienda di abbigliamento sportivo cresce a 115 milioni di ricavi, macina cassa e aprirà nuovi monomarca. Ha delocalizzato e valuta di riportare la produzione in Italia. Il ceo: «Abbiamo continuato a investire anche durante il Covid, non dipendiamo dalle banche. Ora servono i giovani, la quarta generazione si prepara».
Il gruppo Marriott, la più grande catena alberghiera del mondo, guarda all’Italia come destinazione lusso del prossimo futuro. Parla Anthony Capuano, amministratore delegato del gruppo: «In arrivo nuovi hotel sotto il Duomo e a Napoli. E vorremmo espanderci verso la Sicilia. Il luxury ha sentito poco la crisi anche nel settore business, perché i manager continuano a viaggiare. Il 2022 sarà caratterizzato dalla ripartenza dei viaggi internazionali e la guerra non sta incidendo neanche in Europa».
Invece per la Rina parla Ugo Salerno, da 20 anni guida della multinazionale genovese di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica portata da 85 a 630 milioni di ricavi (stime 2022). «Con gli ingegneri abbiamo rifatto il Ponte di Genova: ne assumo altri mille. Ma cerco anche umanisti. Siamo corteggiati dai private equity. Non abbiamo bisogno di capitali, ma se un fondo ci porta un buon progetto, ascoltiamo».
Infine, nella sezione Patrimoni, focus sul fisco: dal 23 maggio sarà disponibile il 730 precompilato da trasmettere entro settembre: prima lo si riempie, prima arrivano i rimborsi. Dai tamponi al 110% gli sgravi per risparmiare.
Le imprese
I piani di Rina (Genova), Colmar e Marriott che punta a espandersi nel Sud Italia