Valerio Onida, una vita al servizio della Costituzione
1936-2022 Docente e giurista insigne
«C’è un educatore del carcere di Bollate che la cerca», si sentì chiamare un giovane avvocato d’ufficio, e al telefono c’era un tizio che con tatto gli chiedeva se avesse mai esplorato una certa questione giuridica per un detenuto suo assistito. Idea acuta, convenne stupito il legale, salvo dover poi ritelefonare al carcere per farsi dire come si chiamasse l’educatore così gentile che lo aveva cercato per quel detenuto: «Valerio Onida, l’ex presidente della Corte Costituzionale». Ecco racchiuse in una telefonata l’umiltà e la passione del giurista milanese morto ieri a 86 anni. L’umiltà: quella di un presidente emerito della Consulta che va a fare volontariato in carcere, e se l’ultimo degli ultimi reclusi gli rivolgeva la parola non c’era chiamata di personaggio «importante» che potesse distoglierlo da quell’attenzione alla persona.
E la passione, per l’insegnamento ai suoi studenti all’università: capace di assorbire qualunque altra cosa, al punto che ancora c’è chi si ricorda la volta in cui, mentre lo attendeva un prestigioso convegno, vi arrivò in ritardo di un’ora e mezza perché non la finiva più di voler provare a tirare fuori ermeneuticamente il meglio (che magari valesse almeno uno striminzito 18) da uno studente poco preparato, che qualunque altro docente dopo dieci minuti avrebbe già liquidato con una bocciatura.
Per nove anni, a partire dal 1996, giudice della Consulta, di cui è stato presidente quattro mesi sino al 30 gennaio 2005, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano dal 1983 al 2009, Onida è stato punto di riferimento di una nidiata di allievi tra i quali anche la pure poi presidente della Consulta e oggi ministra della Giustizia Marta Cartabia, «il maestro che mi ha aperto la strada, un gigante del diritto».
Presidente per un triennio dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, il suo impatto scientifico può essere ripercorso nel volume Alle frontiere del diritto costituzionale. Scritti in onore di Valerio Onida (pubblicato nel 2011 da Giuffrè), curato dalle professoresse (e sue allieve) Marilisa D’Amico e Barbara Randazzo, con la quale Onida nel 2012 aveva fondato uno studio di avvocati per la tutela dei diritti.
Battutosi nel 2016 per il no al referendum sulle modifiche costituzionali caldeggiate dal premier Matteo Renzi, nel 2013 era stato invitato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel «gruppo dei Dieci saggi» che dovevano preparare iniziative di leggi nel campo economico e sociale, mentre tre anni prima si era candidato alle primarie del centrosinistra per il Comune di Milano, vinte da Giuliano Pisapia che sarebbe poi stato eletto sindaco.
Commentatore per «Corriere della Sera» e «Il Sole-24 Ore», da presidente per quattro anni della Scuola della Magistratura aveva cercato di rompere l’autoreferenzialità della categoria e aprire i corsi a saperi esterni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ne addita «spirito civico e prezioso impegno per le istituzioni», e il premier Mario Draghi saluta in lui un «garante di libertà e difensore dei diritti soprattutto dei più deboli». «Ho perso un fratello, un uomo buono e un vero maestro», riflette il presidente della Consulta, Giuliano Amato, e Romano Prodi sintetizza: «In tanti dobbiamo dirgli grazie».