Azovstal, i russi: «Non trattiamo, quelli sono criminali»
KHARKIV È continua tempesta di fuoco sulle macerie e le lamiere contorte dell’acciaieria Azovstal. I russi stanno perdendo la guerra in Ucraina, secondo la Nato e i comandi occidentali, però almeno una vittoria simbolica Putin continua ad esigerla: ecco il motivo per cui il capo dei negoziatori di Mosca Vladimir Medinsky ha detto che non accetterà alcun compromesso con i combattenti (definiti «criminali di guerra») e i loro feriti che ancora resistono nei sotterranei della loro ultima roccaforte di Mariupol: se non si arrendono moriranno tutti. Distinguere la cronaca dalla propaganda diventa sempre più difficile. Kiev accusa Mosca di avere utilizzato «bombe al fosforo e incendiarie» sull’acciaieria. Nessuno però può verificare la diceria per cui sulle bombe i russi avrebbero scritto qualche parola della canzone dei Kalush, la band ucraina vincitrice all’Eurovision di Torino. Difficile anche confermare la storia pubblicata dal Daily Express, per cui tra le centinaia di resistenti nell’acciaieria vi sarebbero tre ex soldati britannici, di cui due veterani dell’Afghanistan. Confermato è invece il viaggio di alcune mogli dei combattenti ucraini in Turchia dal presidente Erdogan affinché cerchi di mediare con Putin per «estrarre» almeno i feriti. Il loro numero resta incerto, forse oltre 500, come del resto non è noto quello dei combattenti in grado di tenere ancora il fucile in mano. Ma anche la carta Erdogan sembra sfumata. «Gli ucraini devono arrendersi tutti», aveva chiarito lo stesso Putin dopo aver negoziato con l’Onu la partenza dei circa 200 civili che hanno lasciato i sotterranei nella prima settimana di maggio. Da allora prevale solo la logica della forza.