Accuse e rinunce, bufera sulle nomine in Forza Italia
Dopo l’incarico a Ronzulli per la Lombardia, Salini attacca: la mia rimozione senza alcuna motivazione plausibile
ROMA Non si placa la tempesta in Forza Italia dopo la nomina di Licia Ronzulli, apparsa improvvisa ma in gestazione da giorni, a coordinatrice della Lombardia. La Regione più importante per il partito, in cui si voterà per le Regionali e che darà probabilmente il maggior numero di collegi alle Politiche, quindi ambitissima visto il potere di chi avrà l’incarico di preparare le liste.
Sabato a Sorrento Mariastella Gelmini è sbottata con Antonio Tajani, lamentando un dominio della collega sul partito, soprattutto in Lombardia, e la volontà di «sfasciare FI». Accuse durissime, che lasciano un segno, con Berlusconi molto irritato per le parole della ministra.
Ieri Ronzulli ha commentato: «Sono un soldato nelle mani del presidente Berlusconi. Mi ha chiamato sabato sera e, da figlia dell’Arma, ho risposto: presente!». Assicurando che per lei la nomina era stata una sorpresa. Ed è vero che nelle scorse settimane sembrava che a sostituire Massimiliano Salini potesse essere uno tra Alessandro Cattaneo e Andrea Mandelli, ma c’è chi giura che la Ronzulli abbia fatto pressione su un Berlusconi poco interessato al day by day del suo partito, per prendere lei le redini. Quel che è certo è che — da tempo fedelissima del Cavaliere — è presente costantemente ad Arcore e di fatto ha acquisito un ruolo sempre più centrale, anche per il rapporto di collegamento con Salvini. Il che crea una polemica di fuoco. Prima di tutto infatti, l’uscente Salini ieri ha respinto il nuovo incarico affidatogli con una nota durissima, contestando la sua rimozione «resa nota nella giornata di sabato» senza «alcuna motivazione plausibile» e dunque «sorpreso e amareggiato da tale decisione», spiega, ha «esplicitamente declinato da subito la nomina a responsabile FI per i rapporti con le associazioni imprenditoriali». Ma la stessa Gelmini con i suoi è tornata sulla questione, definendo «incomprensibile la destituzione, fatta senza dare alcuna spiegazione» e «a poche settimane dal voto di un politico con un seguito importante, un moderato, un cattolico, un uomo vicino alle imprese». Ma soprattutto, la ministra si rifiuta di considerare il suo discorso con Tajani a Sorrento come «uno sfogo»: era «una richiesta di spiegazione in merito ad una decisione già presa da qualche giorno». E, aggiunge ferma: «C’è un problema politico che andrà discusso e affrontato», perché quello che è successo non riguarda «una Regione qualunque».
I malumori insomma, sono tanti. Come anche si era fatto sfuggire Tajani, oltre al «caso» Ronzulli, c’è da gestire qualche frizione tra Bernini e i vertici del Senato, l’arrabbiatura della stessa Casellati per non essere stata invitata al convegno della Carfagna, a sua volta sospettata dalle parti di Arcore di essere, con gli altri ministri, troppo accondiscendente con Draghi.
Un clima difficile, in vista della convention di Napoli di venerdì e sabato dove tutti sono attesi e dove Berlusconi dovrà portare ordine.
Gelmini
«Il mio non è stato uno sfogo, c’è un problema politico che andrà discusso e affrontato»