Dribbling e gol silenziosi raccontati da padre e figlio
Il silenzio in cui si sono svolti è lo stesso che ogni giorno avvolge i duri allenamenti dei campioni che vi hanno partecipato. Anche se poi invece, quando si va a guardare, le loro storie irrompono fuori da quel silenzio con la forza di un grido. Parliamo dei Deaflympics, i Giochi olimpici del sordi disputati in Brasile dal primo maggio a ieri tra 2.372 atleti di 72 Nazioni. Con l’Italia soddisfatta per il ricco medagliere portato a casa anche stavolta («L’onda lunga di Tokyo prosegue», ha detto il presidente del Comitato italiano paralimpico Luca Pancalli). E nel prossimo numero di Buone Notizie, in edicola domani gratis come ogni settimana con il Corriere, potrete trovare il racconto di alcuni dei protagonisti. Come Davide Grippo e Manuel Rau, padre e figlio, che hanno giocato insieme con la Nazionale di calcio: «Non ho mai sentito il peso della mia condizione — dice il secondo — e l’ho trasformata in forza». Ma c’è ancora, aggiungono, tanta strada da fare per quelli come loro: basta pensare che «per partecipare alle gare bisogna usare le ferie». Dopodiché, per carità, in certi casi lo sport è comunque una porta che almeno ne apre altre diversamente difficili da scardinare: come è successo (lo leggete nello stesso numero di BN) a Tomas Woldetensae, oggi giocatore di basket di livello Nba, bolognese di origini eritree in seguito alla fuga della madre dal suo Paese, che almeno al compimento del 18esimo anno si è visto riconoscere la cittadinanza italiana.
Come sempre in primo piano uno spazio dedicato alle iniziative umanitarie per l’Ucraina, questa settimana con un focus sulla «estate solidale» pensata dall’Europa per bambini e adolescenti in fuga dalle bombe: il Comitato delle regioni Ue organizzerà soggiorni per loro combinando svago e sostegno psicologico. Tra le altre storie di questo numero il progetto «Corrispondenze Immaginarie» realizzato da Mariangela Capossela col fratello Vinicio per «liberare» le lettere scritte durante quasi un secolo dalle persone chiuse nel manicomio di Volterra: senza mai ottenere risposta poiché le lettere non venivano neppure spedite. Chi tra i lettori di BN volesse riceverne una, e rispondere, può chiederla scrivendo un messaggio WhatsApp al numero 371-5307708.
Male nostrum della settimana sugli «orfani di femminicidio», con la madre uccisa dal padre a sua volta suicida o in carcere. Duemila casi in Italia: finalmente c’è un piano per loro.