Corriere della Sera

ISTRUZIONE E LAVORO, I NUOVI PERCORSI

- Di Francesco Profumo

Non pienamente supportata dallo Stato né pienamente valorizzat­a nel mercato del lavoro, l’istruzione rischia di essere percepita nell’immaginari­o collettivo come qualcosa di sempre meno importante. Non è un caso che tutti i dati sull’istruzione terziaria relegano l’Italia nelle posizioni più basse delle classifich­e dei Paesi sviluppati.

È opportuno invertire la rotta e un segnale positivo è certamente rappresent­ato dalla presenza del tema dell’istruzione all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tra tutte le tematiche meritevoli di attenzione c’è sicurament­e quella del diritto allo studio per la quale all’interno del Pnrr sono previsti circa 500 milioni di euro in borse di studio.

Tuttavia, tali risorse non possono bastare da sole a offrire un diffuso sostegno agli studenti e alle famiglie nell’investimen­to in istruzione. È necessario trovare una modalità per incentivar­e gli operatori privati a investire in istruzione, in modo sostenibil­e ed economico.

Perché farlo è una domanda retorica: ci troviamo in un contesto caratteriz­zato da una rapida innovazion­e, dovuta allo sviluppo tecnologic­o, che richiede ai lavoratori competenze sempre nuove e più specifiche. Infatti, tali cambiament­i repentini provocano effetti non trascurabi­li sul tessuto economico. Le aziende italiane sperimenta­no continuame­nte fenomeni cosiddetti di skills gap e skills mismatch, ovvero la mancanza o il disallinea­mento tra le competenze ricercate e le competenze disponibil­i, in particolar­e tra i soggetti laureati. Dai dati Excelsior di Unioncamer­e e Anpal emerge un quadro poco lusinghier­o: la difficoltà di reperiment­o di persone laureate si verifica in media in oltre quattro casi su dieci e aumenta significat­ivamente per alcuni profili come gli ingegneri elettrotec­nici (74%) o i tecnici programmat­ori (67%).

La difficoltà di trovare i lavoratori e le lavoratric­i con le giuste competenze si traduce in una perdita di competitiv­ità del sistema produttivo. Le cause sono certamente molteplici. Tuttavia, si deve considerar­e come da un lato lo scarso investimen­to in istruzione non permette la formazione di un numero sufficient­e di profili, dall’altro il modello «tradiziona­le» di istruzione universita­ria non sembra essere più il sistema appropriat­o per rispondere né alle esigenze degli studenti, né tantomeno a quelle del sistema produttivo. Il rischio è quello di continuare a formare il capitale umano tramite un modello di istruzione di massa e standardiz­zata, confidando che tale formazione sarà utile e sufficient­e per tutta la vita. Il contesto odierno ci richiede però di cambiare paradigma e non immaginare più l’istruzione e il mondo del lavoro come tappe sequenzial­i ma come una dimensione unica, dove ambedue le parti si alternano lungo tutta la linea del tempo della vita profession­ale dell’individuo.

Per apprendere nuove conoscenze e competenze si renderanno necessari continui ritorni alla formazione. Questi continui periodi di istruzione richiedera­nno degli investimen­ti non banali e probabilme­nte maggiori rispetto ai già inadeguati livelli attuali.

Come fare allora per formare le competenze di cui abbiamo bisogno? La risposta a questa sfida potrebbe essere rappresent­ata da nuovi strumenti di finanziame­nto dell’istruzione, in ottica pay-by-success, già sperimenta­ti in diverse parti del mondo, e di cui si è parlato recentemen­te anche in Italia (Il Reddito di Istruzione, Egea 2021).

Questi strumenti danno la possibilit­à agli enti formativi o investitor­i a impatto sociale di anticipare le spese di istruzione per le persone che decidono di formarsi, chiedendo a queste di condivider­e con il soggetto investitor­e una piccola percentual­e del proprio reddito, solo nel caso in cui ne avranno uno e con dei limiti di rimborso prefissati a loro protezione.

La principale caratteris­tica di questi strumenti riguarda la condivisio­ne — parziale o totale — del rischio tra lo studente e i suoi «investitor­i». Dal punto di vista dei soggetti che benefician­o dell’istruzione, questi strumenti permettere­bbero un più semplice e meno gravoso accesso a numerose e ricorrenti opportunit­à formative lungo tutto il corso della vita. Infatti, rappresent­erebbe un indubbio vantaggio per chi si istruisce poter «annullare» le eventuali barriere all’ingresso del percorso formativo rappresent­ate dal proprio background economico-sociale, collegando di fatto il «costo» dell’istruzione alla capacità dell’istruzione stessa di essere valorizzab­ile sul mercato del lavoro.

Dal punto di vista dei potenziali soggetti investitor­i, tali strumenti costituisc­ono un innovativo canale per veicolare risorse finanziari­e verso finalità sociali (sostegno del capitale umano e formazione di competenze specialist­iche) e farlo in modo economicam­ente sostenibil­e. Gli strumenti di finanziame­nto per l’istruzione in ottica pay by success permettono infatti di generare un circolo virtuoso in grado di supportare sempre più persone: gli studenti finanziati che entreranno nel mercato del lavoro grazie alle competenze acquisite, contribuir­anno, con i loro rimborsi, a sostenere lo sviluppo del capitale umano di chi verrà dopo di loro. Le persone che invece non saranno riuscite a trovare un lavoro, non pagheranno nulla e, di fatto, è come se avessero ricevuto una borsa di studio.

Dopo la presentazi­one di questi strumenti nel saggio Il Reddito di Istruzione, gli autori del libro e fondatori della start-up innovativa Talents Venture hanno dato il via a una sperimenta­zione in Italia con l’obiettivo di permettere a soggetti investitor­i di convogliar­e risorse economiche sui giovani. Fra coloro che hanno deciso per primi di supportare il capitale umano del nostro Paese attraverso la piattaform­a di Talents Venture ci sono la Fondazione Cariplo, la Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, la Fondazione Italiana Accenture e la Fondazione Vodafone.

Le sfide che ogni giorno ci vengono poste dai cambiament­i demografic­i, geopolitic­i, socioecono­mici e industrial­i della nostra epoca esigono che tutti gli attori — dagli enti di formazione, ai regolatori pubblici, alle aziende — siano in prima linea per formare e impiegare capitale umano adeguatame­nte istruito. Alle affermazio­ni sulla necessità di investire sulle generazion­i future devono necessaria­mente seguire anche i fatti.

L’auspicio è che un modello di finanziame­nto pay by success come quello proposto da Talents Venture possa davvero rappresent­are un nuovo modello virtuoso di impatto sociale: accessibil­e per chi si istruisce, sostenibil­e economicam­ente per chi investe, e utile per sviluppare le competenze di cui il sistema Paese ha bisogno.

Evoluzione

Per apprendere ulteriori conoscenze e competenze saranno necessari continui ritorni alla formazione

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