INTERVENTI E REPLICHE
«Io pensionato, trascurato da Inarcassa»
In relazione alla lettera «La mia lunga odissea con Inarcassa» (Corriere, 15 novembre) aggiungerei con riferimento alla copertura sanitaria che Inarcassa, mentre celebra una florida situazione finanziaria, vanto della sua esemplare conduzione, manifesta un’altra deplorevole carenza di riguardo nei confronti dei suoi pensionati «non iscritti» ovviamente i più anziani, togliendo loro, ormai da qualche anno, la possibilità di usufruire del Piano sanitario integrativo, già prima concesso dietro pagamento di una quota, e questo quando per l’età avanzata è più necessaria e richiesta una assistenza completa. Viene anche negato ai famigliari il pacchetto prevenzione pur versando essi la quota di iscrizione di 464,93 euro fino al 2021 e che con il 2022 aumenta a ben 995 euro. Viene aumentata anche la quota di iscrizione per i pensionati « non iscritti» che passa dal precedente 169,37 euro a 995, aumento di ben 5,84 volte! E questo grazie al nuovo gestore della assistenza sanitaria la Reale Mutua Assicurazioni e ovviamente dei colleghi consiglieri «iscritti». Vengono ampliati gli aiuti agli «iscritti» ma vengono abbandonati i vecchi pensionati che hanno partecipato alla creazione e realizzazione della Cassa, ai quali è sempre stato detto «la cassa è vostra».
Ezio Mosca
«Sbagliato fare di tutta l’erba un fascio»
Quattrocentomila alpini partecipano alla loro adunata annuale. Ci sono donne che lamentano sui social di essere state oggetto di comportamenti scorretti, fuori dalle righe di alcune penne nere. Titoloni sui media, e prende piede nell’immaginario collettivo il sillogismo «alpini, poco di buono».
Gli italiani che vivono in Italia forse non lo sanno, noi residenti all’estero lo viviamo sulla nostra pelle ogni giorno, in ogni angolo del mondo trova terreno fertile l’odiosa equazione italiani uguale mafiosi. Per colpa dello «zero virgola» siamo tutti, ma proprio tutti, marchiati nel peggior dei modi.
Leo Berenovic