Svezia e Finlandia nella Nato: la Turchia ora alza il prezzo
La premier di Stoccolma Magdalena Andersson: cambio storico per la nostra politica di sicurezza. Il leader turco ribadisce il no: le delegazioni dei due Paesi non si disturbino a venire ad Ankara
La Svezia chiederà di aderire alla Nato. L’annuncio della premier socialdemocratica Magdalena Andersson avvia il Paese scandinavo verso la fine della neutralità e della politica di non allineamento, che ne hanno marcato l’identità per oltre due secoli. Andersson ha spiegato che la candidatura svedese sarà formalizzata in questi giorni e sarà sincronizzata con quella del governo della Finlandia, che già domenica ha detto di volerla presentare. Innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la svolta viene descritta da entrambi i Paesi come lo strumento per garantire la loro sovranità e la loro sicurezza, ma anche per rafforzare politicamente la Nato, in quanto alleanza dei valori.
«È un cambiamento storico nella nostra politica di sicurezza, entriamo in una nuova era: il governo ha deciso di informare il Patto atlantico che il nostro Paese vuole essere accettato come suo membro», ha detto Andersson, spiegando che l’Europa, la Svezia e il suo popolo «vivono adesso in una realtà nuova e pericolosa». Il via libera definitivo alla candidatura svedese è venuto domenica, quando il Partito socialdemocratico dopo 73 anni ha fatto cadere la sua opposizione all’ingresso di Stoccolma nella Nato.
E l’impronta socialdemocratica è chiaramente visibile nelle dichiarazioni della premier: se accolta nel Patto atlantico, la Svezia non accetterà né armi nucleari, né basi militari dell’Alleanza sul suo territorio, rivendicando per sé lo stesso modello della Norvegia. Andersson si è augurata un processo di adesione rapido, ma si è anche detta consapevole che il processo di ratifica dei 30 Parlamenti dei Paesi atlantici possa durare fino a un anno. E ha fatto presente che in quel periodo la Svezia sarà particolarmente vulnerabile a eventuali attacchi e provocazioni, in assenza delle garanzie della difesa collettiva previste dall’articolo 5 del Patto atlantico. In verità Stoccolma ha già avuto rassicurazioni di appoggio da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Germania, ma nessuna garanzia legale di aiuto militare. A loro si sono aggiunti Danimarca, Norvegia e Islanda, con un comunicato congiunto: «Se la Svezia o la Finlandia dovessero essere vittime di un’aggressione sul loro territorio prima di diventare membri della Nato, li assisteremmo con tutti i mezzi necessari».
L’ostacolo da superare sono le riserve della Turchia, che accusa i due Paesi nordici di ospitare organizzazioni curde, come il Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan) e l’Ypg, la sua propaggine in Siria, che Ankara considera centrali del terrorismo. Al vertice dei ministri degli Esteri Nato, il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu ha fatto intendere di non voler chiudere la porta al loro ingresso nell’Alleanza. E Stoccolma ed Helsinki avevano deciso di inviare un gruppo di diplomatici in Turchia nel tentativo di trovare una soluzione. Ma ieri il presidente turco Erdogan ha di nuovo gelato tutti, dicendo che potevano pure starsene a casa, tanto lui dirà di no alla richiesta di adesione. Erdogan ha definito la Svezia una «incubatrice di terrorismo». Probabilmente, il sultano sta alzando il prezzo:
Ankara, infatti, oltre alla fine dell’ospitalità e dell’appoggio ai curdi, chiede anche che venga tolto l’embargo alla vendita di armi, deciso alcuni anni fa da Svezia e Finlandia dopo gli attacchi turchi contro i curdi siriani.
Se le obiezioni della Turchia cadessero, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, potrebbe avviare una procedura accelerata per l’adesione, che però non potrebbe riguardare le ratifiche dei Parlamenti. A facilitare l’integrazione dei due Paesi nel dispositivo atlantico è l’alto grado di interoperabilità dei loro sistemi d’arma con quelli della Nato e una tradizione di esercitazioni comuni che data ormai dal 1994.
Proprio ieri, è iniziata in Estonia una delle più grandi manovre militari atlantiche degli ultimi 30 anni, con 15 mila soldati da 14 Paesi, denominata «Hedgehog», riccio. Altri 3 mila militari sono impegnati in Lituania, nella «Lone Wolf». Programmata molto prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la doppia esercitazione prevede anche la partecipazione di Svezia e Finlandia. In questo senso, il futuro è già iniziato.
Le esercitazioni
Al via in Estonia una delle più grandi manovre militari Nato degli ultimi 30 anni