Corriere della Sera

Bimbo in fin di vita, l’ombra delle percosse

Perugia, il piccolo di un anno ha fratture ed ematomi. A marzo un altro ricovero. Si indaga per maltrattam­enti

- Fabrizio Caccia

Sono le 9.30 di domenica mattina, quando al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericord­ia di Perugia arriva una macchina a gran velocità. Ne scende un uomo con in braccio un bimbo piccolissi­mo, non ha neppure un anno. È avvolto in una coperta zuppa d’acqua. Subito i medici si accorgono che il suo cuoricino non batte più, la temperatur­a corporea è scesa a 33 gradi. Arresto cardiaco e ipotermia. Situazione disperata. Ma il loro intervento ha del miracoloso: in 6 minuti riescono a rianimarlo e lo portano in terapia intensiva («Abbiamo fatto solo il nostro lavoro», si schermisce Edoardo De Robertis, il direttore del reparto).

Intanto, l’uomo che ha accompagna­to il bambino è

fuggito, ma ecco che arriva la mamma: una donna nigeriana che racconta in lacrime una storia confusa, su cui adesso sta indagando la Procura diretta da Raffaele Cantone. «Un quadro molto inquietant­e», così lo descrive uno degli investigat­ori. Perché il bambino era già stato ricoverato in quell’ospedale il 24 marzo scorso per una frattura all’omero destro. E ora è di nuovo al Santa Maria, stavolta gravissimo e con una frattura nella parte sinistra della testa nonché una tumefazion­e sempre al capo «in sede frontale destra», com’è scritto nel referto. Due ricoveri a distanza di due mesi, per un bambino che ha solo un anno di età. Più che inquietant­e, un quadro mostruoso.

La Procura di Perugia ha aperto un’inchiesta per ora contro ignoti, i reati ipotizzati vanno dai maltrattam­enti in famiglia fino all’incuria e all’abbandono di minore. Il bimbo ieri pomeriggio è stato trasferito in elicottero all’ospedale Meyer di Firenze, dov’è stato dichiarato «in pericolo di vita». Se la situazione dovesse precipitar­e, cambierebb­e anche l’ipotesi di reato della Procura: da maltrattam­enti a omicidio.

A complicare ulteriorme­nte le cose, domenica, c’è stata la Festa dei Ceri di Gubbio, tornata in presenza dopo due anni di pandemia. Migliaia di persone accorse dall’intera provincia, le forze dell’ordine tutte mobilitate, ecco perché le indagini su quel bimbo ricoverato a Perugia sono partite in ritardo e lo scrive chiarament­e la Procura nel comunicato diffuso ieri: «Il Pubblico ministero di turno e la Squadra Mobile sono stati informati del ricovero solo nel pomeriggio inoltrato».

Tempo prezioso che si è perso. La mamma nigeriana (del padre al momento non v’è traccia) è arrivata in Questura solo la domenica sera e con l’aiuto di un interprete ha dato la sua versione: «Eravamo a casa di amici, mio figlio si è messo in bocca un biscotto e poi ha cominciato a non respirare più, così io l’ho preso, l’ho strattonat­o, l’ho scosso e poi gli ho gettato addosso dell’acqua fredda per farlo riprendere. Ma visto che non migliorava, un mio amico l’ha preso ed è corso in ospedale».

Possibile che sia andata davvero così? Quella frattura alla testa e la tumefazion­e frontale sembrano purtroppo portare da tutt’altra parte. È una versione «confusa», ripetono gli inquirenti, che ora vogliono verificare se in occasione del primo ricovero, il 24 marzo, per quel braccino rotto senza una spiegazion­e, qualcuno attivò o meno i servizi sociali del Comune o il Tribunale dei Minori. Quel bimbo di sicuro andava subito aiutato.

Condizioni disperate

Arrivato in ipotermia e in arresto cardiaco, è stato rianimato: ora è in terapia intensiva

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