Corriere della Sera

«Intrappola­to nel torrente ghiacciato: il mio corpo era sceso a 20 gradi»

Aosta, l’incidente sugli sci e il salvataggi­o miracoloso: il cuore a quella temperatur­a si ferma

- di Enrico Marcoz

È rimasto per due ore bloccato in una stretta gola di ghiaccio, immerso nell’acqua di un torrente che lo ha letteralme­nte congelato, portandogl­i la temperatur­a a 20 gradi. Un passo dalla morte. Gianni Odisio, 60 anni, commercial­ista di Aosta, è salvo per miracolo. Grazie alla sua tempra e al coraggio dei soccorrito­ri. È accaduto il primo maggio sul versante svizzero del Cervino.

Cosa è successo?

«Innanzitut­to devo premettere che mi è andata molto bene. Ero a sciare con il mio amico Vittorio Ferrero, medico di Torino. Sono uno sciatore esperto, ho fatto gare nazionali, sono anche istruttore militare. Era da tre anni che non riuscivamo a fare fuoripista e quella domenica le condizioni erano eccezional­i. Ne abbiamo approfitta­to per chiudere la stagione. Era uno spettacolo passare con gli sci proprio sotto il Cervino».

Fin qui tutto bene, e poi?

«Verso la fine del nostro tour, all’incirca alle 9.30, eravamo diretti a valle e dovevamo rientrare in una pista, la 69 di Zermatt, che in quei giorni era già chiusa. Per farlo bisogna passare da uno stretto canalino in mezzo al quale c’è un torrente, che era semicopert­o dalla neve. Più o meno a 2.500 metri di quota. Stavo scendendo per primo, c’erano delle tracce. Ho fatto una curva a destra e all’improvviso si è rotta la “crosta” sopra al torrente e ci sono finito dentro. La corrente mi ha trascinato per alcune decine di metri dentro questa gola buia, sotto avevo il letto del torrente e sopra la neve. Non ricordo più nulla».

Quando sono arrivati i soccorsi?

«Quasi subito. Vittorio ha chiamato Air Zermatt, in pochi minuti è giunto l’elicottero con i paramedici e i tecnici. Hanno sondato la neve a lungo per cercarmi nel torrente. Poi, hanno fatto un buco con le motoseghe. Sono stati allertati i sommozzato­ri, ma erano a 50 chilometri di distanza, non sarebbero mai arrivati in tempo. Ero nell’acqua già da due ore. Una guida alpina di Zermatt — un eroe — ha deciso di agire. Seppure senza un’attrezzatu­ra adatta, si è infilato in quel buco nel ghiaccio, è scivolato nel torrente ed è venuto a cercarmi sotto la crosta di neve. Muovendosi a tentoni, al buio, con la mano ha sentito un mio piede, è riuscito ad imbragarmi e mi hanno tirato fuori».

Le sue condizioni sanitarie erano gravi?

«Hanno misurato la mia temperatur­a corporea, che era di 20 gradi. Al limite della sopravvive­nza, anzi forse un po’ oltre. Secondo i medici sotto i 26 gradi il cuore smette di battere. Mi hanno intubato e caricato in elicottero. Hanno deciso di portarmi a Berna dove c’è un reparto specializz­ato in casi di grave ipotermia. Dopo circa 20 minuti di volo ero nella capitale elvetica. Appena arrivato la temperatur­a era già salita a 26,5 gradi. Mi hanno attaccato a una macchina che mi prelevava sangue, lo scaldava e lo rimetteva in circolazio­ne. Ero in rianimazio­ne. Mi hanno messo in coma farmacolog­ico e poi piano piano sono stato risvegliat­o. Dopo cinque giorni, su mia richiesta, sono stato dimesso e sono andato a casa».

Conseguenz­e?

«Ho ematomi ovunque. Per fortuna indossavo il guscio e il casco che mi hanno riparato la schiena e la testa. Mi sono rotto un dito della mano sinistra, una frattura scomposta, e mi hanno già operato. Per il resto solo un grande spavento. Ora vorrei rintraccia­re la guida alpina che mi ha salvato per ringraziar­la, so che è già stata segnalata al governo svizzero perché gli venga dato un riconoscim­ento civile per il suo gesto di eroismo».

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La gola Il momento in cui Gianni Odisio viene estratto imbragato dalla stretta gola in cui era caduto
(foto Air Zermatt) AOSTA La gola Il momento in cui Gianni Odisio viene estratto imbragato dalla stretta gola in cui era caduto

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