Corriere della Sera

«Non puoi staccare tutti così ho imparato a vincere giocandomi la volata Sei forte se lo vuoi davvero»

Parla Damiano Cunego, capitano del team Rcs Sport

- di Luca Delli Carri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Scomodando Tolstoj, tutti i gregari si somigliano; ogni campione è invece campione a modo suo. La cifra di Damiano Cunego, capitano del team Rcs Sport al Giro-E 2022, era quella di essere uno scalatore veloce. Poteva attaccare e arrivare da solo, come un finisseur ma se fosse riuscito a staccare gli avversari e fosse arrivato in volata, negli anni buoni avrebbe vinto, come uno sprinter.

«La velocità sommata alle doti di scalatore, questo faceva la differenza tra vincere e arrivare secondo o terzo — spiega Damiano —. Ho capito presto che nelle corse non puoi staccare tutti, perciò ho imparato a giocarmi la volata, a vincere gli sprint. Ecco perché dico che sei forte se lo vuoi veramente. Vincere, dipende in larga parte da noi».

Tra tutti i ciclisti e i pur blasonati capitani del Giro-E, Cunego è quello giusto per farsi raccontare il Blockhaus, l’impresa di domenica, quando il Giro con le bici a pedalata assistita ha salito prima il passo Lanciano e poi il Blockhaus, per un dislivello positivo di 3.100 metri. Cunego è stato uno scalatore e uno scalatore ha un rapporto del tutto particolar­e con le salite.

«La salita comincia la sera prima», racconta l’ex campione, vincitore del Giro d’Italia 2004 e di tre Giri di Lombardia, argento nella corsa all’iride a Verona 2008. «Sei un po’ più nervoso del solito, un po’ più concentrat­o, sai che non affrontera­i una semplice tappa, ma una salita tosta e che sarà uno sforzo importante, molto spesso determinan­te: al profession­ista per la prestazion­e, all’amatore per scoprire i suoi limiti e superarli. Salite di una certa caratura, come il Blockhaus, lunghe e con pendenze molto elevate, non si possono improvvisa­re, bisogna prepararsi, simularle prima, anche se poi sali con il motore elettrico. Devi salire un po’ con le tue gambe, un po’ con il motore; se ti affidi solo a quello, in una tappa di 3mila metri la batteria ti abbandona. Bisogna trovare un equilibro tra muscoli e motore».

Di fronte a scalatori come lui, ti domandi se c’è stato un giorno in cui ha pedalato come un angelo, e se poi esistano davvero giorni così, nella storia di un corridore? «Sì, sono i giorni di grazia — risponde —. Quando hai motivazion­i molto buone e sensazioni grandiose, accompagna­te magari dal fatto di indossare una maglia di leader importante: allora, nonostante le difficoltà, pedali molto più facile degli altri. A me è successo più volte. Per esempio, nel Giro d’Italia che ho vinto, il Gavia e il Mortirolo non mi sono pesati per nulla, pur essendo salite micidiali. Lo stesso anche nel Giro di Lombardia, dove le salite non sono lo Zoncolan ma se non stai bene, fatichi. Però è per questo che è bello il ciclismo, per la fatica, la sfida con te stesso. Sono le salite come il Blockhaus che restano nella memoria, e che puoi raccontare».

Ciò che faranno, è ovvio, i suoi compagni di salita del Giro-E, anche quelli che a un certo punto hanno terminato batteria e gambe e sono saliti sul carro scopa. A Damiano, il Piccolo Principe, com’è soprannomi­nato, continuera­nno a chiedere delle sfide con Gilberto Simoni, e poi di Marco Pantani e di Lance Armstrong. «In comune avevano la mentalità, la convinzion­e, la voglia di vincere e di primeggiar­e — chiosa Cunego —. È questo che fa la differenza, e il campione».

Cose memorabili «Sono le salite come il Blockhaus che restano nella memoria, e che puoi raccontare»

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Scalatore Damiano Cunego, vincitore (tra l’altro) del Giro d’Italia 2004

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