Corriere della Sera

I mostri del male e i mostri sacri

- Di Paolo Di Stefano

Non avrebbe guastato una maggiore prudenza nella scelta del titolo del nuovo libro di Matteo Renzi, Il Mostro. «Mi consideran­o un mostro» è una di quelle sintesi tra vittimismo e autoironia talmente abusate da superare persino un cliché ormai inascoltab­ile, tipo «la gogna mediatica». Ma tanto più farebbe bene a stare alla larga da ogni uso troppo facile del «mostro» un fiorentino, per il quale il Mostro dovrebbe evocare raccapricc­ianti scenari di cronaca nera su cui è difficile scherzare. Ovvio che Renzi ha scelto quel titolo per ricordare agli italiani la «mole di ingiustizi­e e di scandalose aggression­i che mi hanno trasformat­o in un mostro». Ma pretendere di assurgere, nella consideraz­ione generale, ai fasti nefasti di un Pacciani denota un grado di mitomania degno di miglior causa. Per esempio, quella dell’architetto di Samarate che qualche giorno fa ha ucciso la moglie, una figlia e ridotto in fin di vita il maggiore. In carcere, illuminato da un lampo di estrema consapevol­ezza o confuso da una nube di banalità da talk show, ha farfugliat­o: «Sono un mostro». Non certo una qualifica usurpata. Ma Renzi? Non scherziamo. Solo il genio di Dino Risi fu autorizzat­o a scherzare sul tema, deviando la mostruosit­à dalla tragedia alla commedia (all’italiana). Escluso che Renzi volesse iscriversi nella schiera dei piccoli mostri ridicoli interpreta­ti da Tognazzi e da Gassman, sarebbe troppo allinearlo ai loschi e a loro modo grandiosi personaggi che hanno acceso la nostra fantasia e infiammato il nostro terrore: il Mostro di Loch Ness, il Mostro di Cleveland, il Mostro di Bolzano e quello di Udine, lo squartator­e rosso detto il Mostro di Rostov, Luigi Chiatti detto il Mostro di Foligno, il cannibale americano detto il Mostro di Milwaukee, e tanti altri, non ultimo, appunto, il Mostro di Firenze e ultimo (cronologic­amente) quello di Samarate… Per non dire di Putin, affiancato ai peggiori mostri del Male, Hitler in primis… Per fortuna, di recente Mattarella ha riattivato il potenziale semantico di quella parola con un accostamen­to imprevisto: «la guerra è un mostro vorace». Vuoi mettere con Renzi? Che tuttavia presenta il suo libro come un «racconto di atti e fatti», facendo sorgere un dubbio: atti dell’apostolo San Matteo, per caso? Dunque, più modestamen­te, un «Mostro Sacro»?

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