Successo europeo della Filarmonica guidata da Chailly
Salvo alcune tappe europee del 2021, effettuate con la cautela del caso, quella in corso in questi giorni in Germania e Lussemburgo è la prima vera tournée della Filarmonica della Scala da inizio pandemia. Ha perciò un sapore speciale di rinascita, è partita con un roboante, lusinghiero successo all’auditorium del Kulturpalast di Dresda – ristrutturato nel 2017, ha 1700 posti gremiti da un pubblico vivace, d’ogni età e condizione sociale (e senza mascherina) – e prosegue a Lussemburgo, Francoforte e nel nuovo Eldorado della musica europea, la Elbphilharmonie di Amburgo. Con 95 professori d’orchestra viaggiano il direttore musicale Riccardo Chailly e Ray Chen, il 33enne di Taiwan solista nel Concerto per violino di Felix Mendelssohn. Bel temperamento, tecnica solidissima (il bis è uno scintillante Capriccio n.21 di Paganini, quello a corde doppie), indulge in qualche respiro e rubato più romantico del necessario. Tende a spettacolarizzare il discorso ma piace molto al pubblico. Che resta avvinto dalla potente, affermativa, controllata ma anche espressiva esecuzione della Sinfonia n.1 di Mahler, che mette in luce allo stesso modo la qualità delle prime parti e la coesione dell’orchestra. La stessa sinfonia era stata eseguita in casa tempo fa, così come altre opere per orchestra che la Filarmonica ha affrontato di recente. Ma l’effetto non è stato dirompente come a Dresda per la più semplice delle ragioni: la Scala non è fatta per la sinfonica, comprime il suono, gli toglie l’aria. In un vero auditorium, come la città di Milano meriterebbe di avere (senza nulla togliere a quello della Verdi, che però ha capienza limitata) il suono invece circola, avvolge, respira, arriva più nitido e voluminoso. Dà misura della dimensione europea della formazione milanese.