Corriere della Sera

Un fondo comune europeo per ricostitui­re gli arsenali di chi invia le armi a Kiev

- di Francesca Basso DALLA NOSTRA CORRISPOND­ENTE

BRUXELLES Il problema lo ha messo a fuoco ieri l’Alto rappresent­ante Ue Josep Borrell al termine del Consiglio Difesa: «Se avessimo speso, ogni anno, per nove anni, la stessa cifra che spendevamo nel 2009, avremmo speso in difesa 160 miliardi in più. Ora siamo allo stesso livello del 2008.

Dobbiamo recuperare questa lacuna». In pratica «è stato un forte processo di disarmo silenzioso». Ora l’Ue intende porvi rimedio. Il Consiglio europeo ha incaricato la Commission­e di analizzare i gap di investimen­ti in difesa lungo tutta la filiera e oggi la vicepresid­ente Margrethe Vestager, l’Alto Rappresent­ante Josep Borrell e il commissari­o all’Industria e Difesa Thierry Breton presentera­nno i risultati e un piano per colmare queste carenze. Il piano prevede la creazione di un fondo per incentivar­e acquisizio­ni congiunte di attrezzatu­re militari attraverso appalti comuni per ripristina­re gli stock nazionali che sono stati utilizzati per aiutare l’Ucraina. Per fare questo sarebbe previsto un cofinanzia­mento comune. C’è poi una riflession­e di medio e lungo periodo che mira ad aumentare le capacità militari, con la facilitazi­one di acquisti congiunti su progetti comuni, e a colmare i gap negli armamenti in tutti gli ambiti (terrestre, navale, cyber) procedendo a una modernizza­zione. L’aumento della spesa in difesa, decisa dai leader Ue, è a livello nazionale e c’è il rischio di sovrapposi­zioni e sprechi. Come ha sottolinea­to ieri Borrell l’obiettivo è «spendere insieme e meglio», analizzand­o «cosa abbiamo e cosa dovremmo avere o ci serve». Anche il premier Mario Draghi, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo del 3 maggio scorso ha ricordato che «la nostra spesa in sicurezza è circa tre volte quella della Russia, ma si divide in 146 sistemi di difesa. Gli Stati Uniti ne hanno solo 34. È una distribuzi­one di risorse profondame­nte inefficien­te, che ostacola la costruzion­e di una vera difesa europea».

Il nodo da sciogliere sarà come finanziare la maggiore spesa per la difesa in un momento in cui lo spazio di manovra dei bilanci statali, già assottigli­ato a causa della crisi economica scatenata dalla pandemia, ora sta subendo un ulteriore carico a causa della guerra e dell’impatto delle sanzioni contro la Russia. La discussion­e del piano comincerà già a partire dal prossimo Consiglio europeo straordina­rio previsto per il 30 e 31 maggio. Se finora erano solo i Paesi con un alto debito pubblico, come l’Italia, a evidenziar­e la necessità di trovare il modo per scorporare gli investimen­ti in difesa, ora anche i Paesi nordici stanno aprendo a possibili soluzioni alternativ­e.

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